MILANO. «I sentimenti, le passioni, non possono trovare un ostacolo insormontabile in cinque gradini. Insomma io lotto, per fare in modo che a nessuno capiti quello che è accaduto a me, perché mi sono trovata in una situazione davvero deprimente, spiacevole, discriminatoria». A parlare è Federica, studentessa universitaria di Osio Sopra, diversamente abile e costretta su una sedia a rotelle da una malattia che l’ha colpita da piccola. Il 18 marzo, anche se aveva acquistato un biglietto e aveva ricevuto rassicurazioni dagli organizzatori del concerto dei Black Rebel Motorcycle, non è riuscita a entrare ai Magazzini Generali, dove si teneva l’evento. Perché nessuno è stato in grado di farle superare i cinque gradini dell’ingresso principale.
Cosa è successo di preciso quella sera?
«Siamo partiti abbastanza presto da casa, per arrivare puntuali a Milano. Eravamo io, mia sorella, suo marito e mio fratello. Circa quindici minuti prima dell’inizio del concerto siamo arrivati ai Magazzini Generali, perché dovevo ritirare il mio biglietto riservato a uno spazio per disabili. Ma ho visto subito che per entrare e andare a ritirare il ticket c’erano cinque, o forse quattro, non ricordo di preciso, gradini da superare».
A chi ti sei rivolta in quel momento?
«Ho parlato subito con i buttafuori, il personale di sicurezza, chiedendo se c’era una rampa o un ingresso secondario. Mi hanno detto di aspettare, che avrebbero chiamato gli organizzatori per farci poi sapere qualcosa. Sono passati i minuti. Stava per iniziare l’evento e il personale della società "Vivo Concerti" è venuto a dirmi che non c’era un altro ingresso senza scalini».
Ma si sono impegnati per trovare un’altra soluzione?
«Sì, la proposta è stata quella di sollevarmi di peso, per farmi entrare, sollevando anche la mia sedia a rotelle. Ma è stato in quel momento che sono intervenuti gli addetti alla sicurezza dei Magazzini Generali, spiegando che quella procedura non rispettava le norme e non aveva senso».
Il titolare dei Magazzini Generali spiega che il piano di sicurezza del locale approvato da tutti gli enti competenti, non prevede un ascensore per disabili su quella scala. Ti risulta?
«Non lo so. Ho aspettato altri dieci minuti, in attesa di un metodo alternativo per entrare. E dopo un po’ è arrivata una rampa in alluminio. Ma il personale di "Vivo Concerti" si è subito accorto che era troppo stretta per far passare la mia sedia a rotelle. A quel punto mi hanno detto "ci dispiace, non riusciamo a farti entrare"».
Forse a quel punto eri anche stanca di protestare…
«Esatto. Anche mia sorella, suo marito e mio fratello ci sono rimasti male. Hanno chiesto ancora qualche spiegazione, ma non c’è stato verso. A quel punto ho pensato che mai avrei voluto stare fuori dai Magazzini ad ascoltare un concerto che in realtà volevo vedere dal vivo. Eravamo gli unici, rimasti fuori. Siamo rientrati a casa».
Quando hai pensato di far sapere cosa era successo?
«Mentre tornavo a casa. Gli organizzatori mi avevano proprio fatto un accredito dedicato ai disabili, dicendomi che sarei entrata sicuramente nel locale. Non è andata così e quindi ho deciso di rivolgermi alla Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità, ndr ). E loro, giustamente, hanno segnalato al Comune di Milano il torto che ho subìto, dovuto alla struttura dei Magazzini Generali».
Ma non ti sei fermata lì, hai anche chiamato un avvocato.
«Esatto, ho intrapreso un’azione legale nei confronti di Vivo Concerti, chiedendo un danno morale, che è espressamente previsto dalla legge che parla di discriminazione nei confronti dei disabili. Perché discriminazione è stata».
È vero che «Vivo Concerti» ha aperto una trattativa, evitando quindi di arrivare alla causa in tribunale?
«Sì, e vedremo come andrà… Comunque questa è una battaglia giusta, di civiltà. Perché non mi sembra giusto non poter fare qualcosa che ho a cuore perché ci sono di mezzo cinque gradini. Non è giusto per me e per chiunque è costretto a muoversi su una sedia a rotelle».
di Armando Di Landro
Fonte: Il Corriere della Sera.it
22/05/2013