La tecnologia si umanizza. Sempre di più. Merito dei colossi dell’informatica e della telefonia che sul sociale investono quote dei ricavi e ore di lavoro dei dipendenti prestati al volontariato. I casi sono molti e chi abita intorno alla Madonnina apprezza: secondo una ricerca diffusa in Rete, nel caso delle social app sono proprio i milanesi a cliccare di più. Spesso la richiesta di sviluppare progetti benefici parte dal basso, da chi ha bisogno che trova la forza di domandare aiuto.
È questa la storia, ad esempio, di Franco Bomprezzi (racconto completo su milano.corriere.it), costretto su sedia a rotelle da una terribile osteopatia, che ha chiesto a Vodafone uno strumento per individuare l’accessibilità e le barriere architettoniche in tutta la città. L’azienda ha risposto all’accorato appello e dopo mesi di lavoro in collaborazione con Fish, la Federazione italiana per il superamento handicap, ha lanciato Easyway, app gratuita e dettagliatissima che ora facilita la vita a tutti i milanesi con disabilità motoria. «Al di là dell’utilità pratica spiega Bomprezzi il progetto mi pare cruciale anche perché toglie noi disabili dal quadro sanitario dove di solito veniamo accantonati. A noi si associano solo farmacie, ambulatori o ospedali mentre è ovvio che vogliamo andare anche per locali, teatri, cinema, mostre ed essere liberi di girare la città sui mezzi di trasporto». Vodafone poi ci ha preso gusto e proprio pochi giorni fa ha presentato due nuove social app: HelpTalk, nata per agevolare le persone con ridotte capacità di comunicazione verbale, e BigLauncher, con immagini ingrandite per ipovedenti, anziani e persone che non hanno familiarità con i telefonini.
«Tecnologia è un ponte» ha detto un bambino di nove anni coinvolto in uno dei progetti solidali di una grande multinazionale. E ha ragione. È il caso delle piattaforme di crowdfunding capaci di unire chi ha risorse a chi ha bisogno e mobilitare fondi e persone facendole convergere verso un obiettivo comune. Anmil Onlus ad esempio, nello sforzo di raccogliere le ultime risorse necessarie ad aprire a Precotto un nuovo laboratorio-officina per disabili, si è affidata a buonacausa.org. E a questa piattaforma gestita da Associazione Treeware confluiscono molte altre non profit milanesi coi loro progetti. In alternativa c’è HelpBridge, app di Microsoft che in caso di disastri consente di fare velocemente donazioni alle Onlus che lavorano per il recupero delle aree colpite e di individuare opportunità di volontariato.
Il colosso della Silicon Valley con il concorrente Hewlett Packard ha poi allestito a Milano 18 centri socio ricreativi donando pc e software destinati a ultrasessantenni nell’ambito del progetto «Rete d’argento» e si è occupata anche di integrazione quando, in collaborazione con Fondazione Adecco e con Cnca (Coordinamento Nazionale Comunità Accoglienza) ha organizzato corsi di alfabetizzazione informatica di inserimento al lavoro destinati a tremila giovani in cerca di lavoro, molti dei quali immigrati. Attentissima da sempre ai milanesi più giovani è infine Ibm che col suo progetto «Missione su Marte» è entrata nelle scuole e negli ospedali per insegnare ai bambini elementi di robotica. Con l’aiuto degli ingegneri volontari, dipendenti della stessa azienda, i piccoli riforniti di pezzi di Lego hanno costruito dei veri e propri robot simulando con grande emozione il recupero di un meteorite su Marte. E il progetto è stato un successo, tanto che si ripeterà presto. Mentre Telecom Italia ha puntato sul network che la tecnologia costruisce tra le diverse generazioni e ha organizzato in palestre e biblioteche sessioni di informatica tenute da ragazzi volontari precettati ad hoc e rivolte a «nonni» over 60. Con il progetto «Navigare sicuri», poi, ha incoraggiato la riflessione comune di allievi, insegnanti e genitori sul tema delle insidie della Rete.
di Elisabetta Andreis
Fonte: Il Corriere della Sera.it
26/03/2013