ROMA. “La scuola deve essere un punto di partenza non solo per la vita professionale, ma anche per la pratica sportiva, che a me personalmente ha fatto rinascere”: è quanto scrive Andrea Macrì, il ragazzo che, il 22 novembre 2008, rimase sepolto dal crollo di un solaio nella sua scuola: ne uscì vivo, con una lesione midollare. Oggi la sua testimonianza arriva, tramite una lettera, al seminario nazionale “La via italiana all’inclusione scolastica, organizzato dal Miur. A riportare la sua testimonianza è Marco Rossi-Doria, sottosegretario all’Istruzione, che ha delega in materia di integrazione scolastica, che in questa occasione presenta la nuova Direttiva ministeriale. “Continua la storia del fortissimo investimento del nostro Paese nell’inclusione – spiega il sottosegretario – Oggi ci sono 200 mila alunni disabili e 100 mila docenti di sostegno: sono numeri straordinari. La nuova direttiva va nella direzione dell’ottimizzazione delle risorse, del miglioramento del modello italiano e della possibilità d’intervento personalizzato. Il bisogno educativo speciale non è solo la disabilità, ma può essere anche momentaneo:dobbiamo andare nella direzione della scuola di tutti e di ciascuno”.
Sottosegretario, le cifre parlano di un costante aumento di alunni con disabilità nelle scuole. Quanti di loro però, arrivano a concludere il percorso? E che dimensioni ha invece il fenomeno della dispersione scolastica?
Intanto, parlerei di alunni con bisogni educativi speciali e non solo di alunni disabili. Per quanto riguarda la dispersione scolastica, sappiamo che il 18,2% dei 25enni italiani non hanno un diploma spendibile. Questo è un dato generale, che però già ci parla di un miglioramento, visto che fino a 6-7 anni fa il fenomeno riguardava il 24,8% dei ragazzi. Ora, non so esattamente quale sia il dato riferito agli alunni disabili: posso dire però con certezza che, straordinariamente, riusciamo più facilmente a raccogliere i bisogni educativi speciali dei ragazzi con disabilità che quelli dei ragazzi non disabili che però vivono in contesti familiari o sociali difficili.
Recentemente le è stata indirizzata una lettera da Franco Lorenzoni, che le chiede un passo indietro rispetto all’utilizzo delle tecnologie nelle aule scolastiche: cosa significano queste tecnologie per rispondere ai bisogni educativi speciali?
Ho risposto proprio un’ora fa alla lettera di Lorenzoni. Certo è che queste tecnologie sono estremamente utili per le fragilità e per tutti i tipi di disabilità: sono una nuova frontiera che aiuta questi ragazzi in maniera favolosa.
Fonte: Redattore Sociale.it
10/12/2012