Sembra proprio di sì, a giudicare da quanto accade in Calabria, dove uno dei protagonisti del Progetto "Abitare in autonomia" di Lamezia Terme (Catanzaro), bella sperimentazione di vita indipendente, continuamente a rischio di chiusura, è riuscito nei giorni scorsi a farsi ascoltare da papa Benedetto XVI, come anche il nostro sito aveva riferito, mentre il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti continua da un anno a ignorare le pressanti richieste di un incontro. Cosicché a scrivere ora al massimo esponente dell’Istituzione locale è la presidente della FISH Calabria (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che chiede a sua volta un incontro, anche per presentare una bozza di Proposta di Legge che potrebbe servire a rispondere dignitosamente ai bisogni delle persone con disabilità che vivono nella Regione.
Il presidente della Regione Calabria Giuseppe ScopellitiNei giorni scorsi, con l’articolo intitolato La lucidità di Mimmo, la risposta del Papa (lo si legga cliccando qui), avevamo riferito della lettera scritta a papa Benedetto XVI, nell’imminenza della visita pastorale di quest’ultimo in Calabria, da Domenico "Mimmo" Rocca, persona con grave disabilità, uno dei protagonisti, a Lamezia Terme (Catanzaro), del Progetto Abitare in autonomia, bella sperimentazione di vita indipendente, gestita dalla Comunità Progetto Sud e in perenne situazione di precarietà e continuamente a rischio di chiusura. Al Pontefice Mimmo aveva chiesto tra l’altro «di spendere una parola per le migliaia di persone che come me dovrebbero essere aiutate a vivere la propria vita con dignità, nel rispetto della Costituzione Italiana e della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ma che in Calabria, invece, non riescono ad avere soddisfatti nemmeno i più elementari bisogni». Ebbene, come avevamo raccontato, la risposta del Papa era arrivata pubblicamente durante l’Angelus domenicale, con un preciso richiamo «ai problemi sociali più gravi di questo territorio e dell’intera Calabria, specialmente quelli del lavoro, della gioventù e della tutela delle persone disabili, che richiedono crescente attenzione da parte di tutti, in particolare delle Istituzioni». Proprio dal "silenzio delle Istituzioni", per altro, era stato motivato il messaggio di Mimmo Rocca, che aveva scritto tra l’altro: «Da più di un anno sto chiedendo al Presidente della Regione Calabria di essere ricevuto per parlare della necessità di consolidare il nostro progetto assistenziale e di farsi carico di una normativa, che è stata pure articolata, che venga incontro alle necessità delle persone disabili gravi che non vogliono finire la loro vita in un ospizio e che non possono vivere perché rimasti senza famiglia e senza nessun altro che si prenda cura di loro. Inutilmente». A prendere ora in mano carta e penna, per scrivere la seguente lettera aperta a Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione Calabria, è Nunzia Coppedè, presidente della FISH Regionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che nell’ambito di quest’ultima funzione, chiede a sua volta un incontro con il massimo esponente dell’Istituzione locale. (S.B.)
Caro Presidente Giuseppe Scopelliti,
sono Nunzia Coppedé, presidente della FISH Calabria ONLUS e con questo mio approccio quasi confidenziale non intendo certo mancare di rispetto al suo ruolo istituzionale. Al contrario, intendo riconoscere le sue decisioni politiche e quelle della sua squadra di Governo come elementi che con consistenza si infiltrano quotidianamente nella vita delle persone con disabilità in Calabria. Eppure, Presidente, incontrarla, al di là dalle parate ufficiali, per confrontarsi sui problemi concreti, è davvero difficile. Da qualche mese, infatti, lei riceve con una cerca regolarità un fax con la richiesta di un incontro urgente. Ad inviarlo è Rita Barbuto, persona con disabilità molto impegnata nel sociale, che dirige DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e che è responsabile dell’area europea della stessa organizzazione, oltreché presidente della Cooperativa di tipo B Le Agricole. La metto a conoscenza che è proprio grazie al Progetto Abitare in Autonomia – che le consente di condurre una vita di qualità – che Rita può svolgere il suo impegno sociale. Altro mittente del fax è Domenico Rocca, detto Mimmo, anche lui disabile impegnato nel sociale, fondatore dell’associazione di protezione Civile I Diavoli Rossi, organizzazione che a tutt’oggi lo vede impegnato quotidianamente nella protezione dei beni comuni. Anche lui può svolgere il suo impegno sociale grazie al Progetto Abitare in Autonomia. Suo fratello Franco non ce l’ha fatta [se ne legga ampiamente nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.]. Non ha superato la paura di finire in una RSA [Residenza Sanitaria Assistenziale, N.d.R.] o in una casa protetta, non ha superato le cocenti umiliazioni, non ha accettato di essere considerato un peso per l’economia calabrese, e si è lasciato andare, per il timore che il progetto non fosse rifinanziato. In tal caso, infatti, vista la sua grave disabilità e l’assenza di familiari per assisterlo, si sarebbe trovato costretto ad accettare il ricovero in una struttura d’assistenza. Anche Maurizio ci ha lasciati prematuramente. Era un sognatore e fino a pochi giorni prima di morire ha battagliato per una soluzione definitiva del Progetto Abitare in Autonomia.
Caro Presidente, è stato più facile ottenere l’attenzione di Sua Santità Benedetto XVI, che un incontro con lei. Il Papa, infatti, dopo avere ricevuto la lettera lucida e accorata di Mimmo, ripresa in seguito anche da importanti testate giornalistiche nazionali e regionali, gli ha risposto durante l’Angelus del 9 ottobre a Lamezia Terme. E lo ha fatto precisamente nel passaggio dove si rivolge a lei, Presidente, e a tutti i politici calabresi impegnati nel Governo della nostra Regione. Arrivati a questo punto, intende continuare a non rispondere alla richiesta di un incontro? Vorrei rilevare che oltre a Mimmo e Rita, altre persone con disabilità vorrebbero vivere autonomamente il loro progetto di vita, ma negli anni sono rimaste in attesa di tempi migliori, considerata la precarietà economica con cui il progetto si sta portando avanti da molto tempo. Eppure, lo sa Presidente, i costi di una persona con disabilità, che riceve l’assistenza alla persona e gli altri servizi collaterali, previsti da Abitare in Autonomia, sono esattamente il 50% di una retta della RSA. Stiamo parlando di persone con disabilità che hanno una simile entità di bisogni di assistenza personale, con la differenza che nel primo caso, oltre a far spendere meno, diventano a loro volta risorse umane per il territorio, mentre nel secondo caso, diventano solamente soggetti assistiti. Caro Presidente, questa volta l’incontro lo chiedo io, nelle mie funzioni di Presidente della FISH Calabria, attraverso questa lettera aperta, con la speranza che, qualora passi inosservata o non venga ritenuta abbastanza degna di attenzione nei suoi uffici, lei possa comunque leggerla sulle testate calabresi e fissare la data per incontrare, oltre a me, anche i protagonisti del Progetto Abitare in Autonomia. Tale incontro, oltretutto, potrà essere utile a discutere una nostra bozza di Proposta di Legge che, con le dovute integrazioni tecniche, potrebbe diventare una risposta dignitosa ai bisogni delle persone con disabilità che vivono in Calabria, anche nel rispetto dell’economia della Regione.
di Nunzia Coppedè
Fonte: Superabile.it
19/10/2011