Basaglia e la follia quel percorso non ancora finito

Basaglia e la follia quel percorso non ancora finito

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Una Volkswagen in viale Gran Sasso, una vecchia Skoda scassata in via Faravelli, una grossa Toyota in viale Sarca e vattelappesca. I furbetti dei parcheggi disabili, ormai, sono riconoscibili. Hanno nome e cognome. Anzi, più precisamente, un numero di targa, individuato grazie agli scatti «rubati» dai lettori del Corsera e pubblicati sul blog «Italians» di Beppe Severgnini.

L’ invito lanciato dal giornalista ai lettori era chiaro: chiudere con la «piccola grande infamia», il «clamoroso abuso» di chi, incurante di ogni divieto, posteggia senza pudore nelle aree di sosta riservate ai disabili. Decine le immagini ricevute, non solo a Milano, ma anche nel resto d’ Italia. «È la dimostrazione che il messaggio è passato – afferma Severgnini -: le persone hanno superato i loro pudori, violando la propria stessa privacy, pur d’ inchiodare questi lestofanti». Sul sito del Corriere , infatti, gli indignados (o delatori) hanno anch’ essi nome e cognome. Fieri di contribuire a frenare un’ usanza figlia del malcostume e dell’ impunità, per qualcuno propria del cittadino italiano medio, privo del minimo senso civico e della capacità di rispetto delle più basilari regole di convivenza sociale. Tuttavia, più che di furbetti del pass disabili bisognerebbe parlare di menefreghisti. Perché tutti quelli che sono stati stanati con le mani in pasta – con le vetture lasciate lì per ore, posteggiate in obliquo e con arroganza, eccetera – l’ autorizzazione non ce l’ avevano proprio. Decisamente più difficile è, infatti, scoprire (e multare) chi usa il pass di un parente o di un amico invalido. Ma in questi casi, come dice Severgnini, «tocca alle autorità intervenire, non ai media».

G. Valt.
La versione integrale di questo articolo è disponibile all’indirizzo: archiviostorico.corriere.it

Segnalato da: disablog.it

29/09/2011