Lo ha annunciato Flavia Maria Coccia, a nome del ministero del Torino, che sta curando il lavoro: "Turismo vuol dire accoglienza, ospitalità, cioè permettere a tutti l’accesso Abbiamo delle punte di eccellenza, ma in altre zone siamo ancora indietro. Anche all’interno di una singola città ci sono diversi gradi di accessibilità". Il libro bianco sarà presentato a febbraio, alla Bit di Milano
TREVISO – Un libro bianco sul turismo accessibile, realizzato dal ministero per il Turismo e presentato a febbraio alla Bit di Milano: lo annuncia la referente del ministero Flavia Maria Coccia, partecipando al convegno "Turismo accessibile, una nuova sfida", ieri a Treviso. L’obiettivo è di creare un documento che dia delle indicazioni pratiche, per passare dalle parole ai fatti. "Turismo vuol dire accoglienza, ospitalità, cioè permettere a tutti l’accesso – spiega Coccia -. In Italia questo non è ancora realtà, ma stiamo cercando di risolvere il problema. È vero che abbiamo delle punte di eccellenza, ma in altre zone siamo ancora indietro. Anche all’interno di una singola città ci sono diversi gradi di accessibilità". Al documento sta lavorando un "comitato per il turismo accessibile", composto da un gruppo di lavoro ristretto di 20 persone e quattro gruppi di lavoro allargati, alla ricerca di strategie per implementare alcuni aspetti chiave: la comunicazione, l’informazione, i trasporti e l’accoglienza. "Vogliamo riportare al centro il turismo accessibile, lavorando con le regioni e i comuni", aggiunge Coccia, precisando che "il problema dell’accessibilità non potrà mai essere pienamente risolto: dobbiamo metterci in testa che niente può essere accessibile al 100%". Ma quello che si può fare è informare e comunicare correttamente: "Alla cittadinanza va detto cosa significa avere un territorio ospitale. Per questo stiamo per lanciare la campagna ‘Per il turista l’Italia siamo noi’, per far capire che tutti noi dobbiamo essere accoglienti".
Un altro obiettivo è di parlare alle imprese, ma anche agli operatori del turismo, agli architetti, a chi è incaricato di fare i controlli: "Io sono stufa di vedere alberghi con stanze per disabili che non sono camere per turisti ma per malati – commenta -. In tutte le stanze deve essere garantito lo stesso livello di comfort e bellezza. Gli operatori devono capire che se offrono location ospitali potranno andare bene per tutti, non solo per disabili". Roberto Vitali, presidente di Village for All, precisa che rendere una struttura accessibile è più facile di quanto si pensi: "Certo che bisogna seguire la legge, ma non serve necessariamente dotarsi di strumenti costosissimi, e spesso inadatti, per garantire l’accessibilità. Bisogna avere qualche accortezza, fare le cose che servono, che permettono alla persona di sentirsi ospite, di potersi muovere in autonomia e bisogna dare informazioni chiare ed efficaci". E avverte: "I turisti disabili sono turisti. Io quando voglio fare una vacanza non voglio fare lo spettatore degli altri che si divertono: se una struttura si dice accessibile lo deve essere per intero, non solo nelle camere ma anche nel ristorante e nell’area benessere, ad esempio". Sull’accessibilità sono molte le buone pratiche, come quella delle Isole Baleari, presiedute da Josè Ramòn Bauza Diaz, che ha deciso di investire nel settore del turismo accessibile: "Ci stiamo impegnando per migliorare il nostro ambiente, potenziare le infrastrutture e servizi, puntare sulla correttezza dell’informazione". E aggiunge: "E’ necessario sensibilizzare gli operatori turistici sul potenziale di questo nuovo pubblico. La disabilità, sia essa temporanea o permanente, non deve essere un ostacolo alla vacanza". (Giorgia Gay)
Fonte: Superabile.it
12/11/2012