In provincia di Ascoli Piceno le prime due assunzioni di persone con disabilità grazie all’uso della classificazione internazionale del funzionamento dell’Oms. 11 regioni coinvolte, formati 300 operatori pubblici e privati.
ROMA. La Provincia di Ascoli "ente virtuoso" nel campo dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità: è quanto emerge dai primi dati rilevati a seguito dell’applicazione della metodologia Icf (la classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute, messa a punto nel 2001 dall’Oms) con la quale di recente sono stati inseriti due lavoratori in aziende metal-meccaniche del Piceno. "Si tratta di un processo di servizio innovativo quanto funzionale" si legge in una nota di Italia Lavoro, la società totalmente partecipata dal ministero dell’Economia e delle finanze che opera come ente strumentale del ministero del Lavoro e delle politiche sociali nelle politiche dell’occupazione e inclusione sociale. Alla messa a sistema della metodologia si è arrivati, infatti, al termine di un percorso sperimentale realizzato da "Italia Lavoro" per i ministeri del Lavoro e della Salute e che ha visto coinvolte 11 regioni e altrettante province. Un percorso che sta dando buoni frutti, come ha ricordato di recente, durante l’audizione alla Camera sul Piano d’azione biennale sulla disabilità, il sottosegretario Maria Cecilia Guerra.
Il progetto Icf di Italia Lavoro. Scopo principale dell’iniziativa, avviata nel 2009 e conclusa a maggio scorso, era la costituzione della filiera dei servizi pubblici e privati del collocamento mirato e l’applicazione di metodologie innovative, in particolare curando la formazione degli operatori sulla base della sperimentazione dell’uso della classificazione Icf nell’ambito dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità. Il focus è stato il ruolo svolto dai Servizi per l’impiego e dei Comitati tecnici previsti dalla legge 68/99 e coordinando il lavoro con gli obiettivi previsti per il progetto Pon (Programma operativo nazionale) inclusione sociale e lavorativa che promuove l’inserimento socio-lavorativo di persone che presentano svantaggio sociale ed economico (detenuti, ex-detenuti, misure alternative, persone con disabilità, ecc) e che necessitano di specifiche misure di sostegno. Le regioni interessate sono state Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto, Piemonte, Campania, Sicilia, Basilicata, Puglia e Calabria; su tali territori sono stati realizzati corsi sulle metodologie dell’Icf con il coinvolgimento degli operatori e delle istituzioni coinvolte, Asl, Inps, servizi sociali, associazioni datoriali, associazioni delle persone con disabilità, cooperazione sociale. Sono stati formati circa 300 operatori pubblici e privati della filiera del collocamento mirato all’utilizzo dell’Icf nella definizione delle capacità funzionali delle persone con disabilità e la lettura dei fabbisogni aziendali, e somministrati protocolli destinati a lavoratori e aziende.
Ascoli Piceno apripista. La decisione di adottare la metodologia Icf e di individuare la Provincia di Ascoli Piceno quale apripista, proprio perché molto attiva nella sperimentazione con avviati percorsi formativi, era stata sollecitata già nel 2013 in occasione di incontri programmati tra Regione Marche e Italia Lavoro per la creazione di un sistema regionale unico. A distanza di due anni, conclusa la fase di sperimentazione e visti gli apprezzabili risultati ottenuti, la Regione ha deciso di estendere l’esperienza a tutto il circuito marchigiano nell’ottica di una adozione definitiva di questo metodo capace di avere impatti positivi in un ambito sociale "nevralgico". Il tutto avvalendosi sempre dell’assistenza tecnica di Italia Lavoro. "Con le due assunzioni si è, nello stesso tempo, concluso e avviato un percorso di qualità per il sostegno di persone con disabilità" ha dichiarato Matilde Menicozzi, dirigente del servizio Politiche.
Perché l’Icf. E’ una classificazione che vuole descrivere lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali (sociale, familiare, lavorativo) per cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale di riferimento possono causare disabilità. Tramite l’Icf si vuole quindi descrivere non le persone, ma le loro situazioni di vita quotidiana in relazione al loro contesto ambientale e sottolineare l’individuo non solo come persona avente malattie o disabilità, ma soprattutto evidenziarne l’unicità e la globalità. Lo strumento descrive tali situazioni adottando un linguaggio standard ed unificato, cercando di evitare fraintendimenti semantici e facilitando la comunicazione in tutto il mondo.
La metodologia Icf. Come spiega Italia Lavoro, il tutto prende avvio su impulso del Servizio collocamento mirato provinciale una volta rilevata l’opportunità di inserire una persona con disabilità all’interno di un’azienda in regime di convenzione di cui alla L.68/99. Un‘équipe tecnica (composta da operatori della Provincia e operatori del settore socio sanitario) si reca quindi direttamente nell’azienda per raccogliere notizie sulla mansione, sulla postazione lavorativa e sull’ambiente di lavoro in senso lato. Successivamente, dalla banca dati del servizio provinciale, viene individuata una rosa di possibili candidati (disabili) con caratteristiche prossime a quelle richieste dall’azienda. A ciascun candidato viene effettuata una meticolosa intervista al fine ottenere un esaustivo ritratto bio/psico-sociale. Tutte le informazioni relative sia all’azienda che ai lavoratori vengono raccolte e inserite in un sistema informatico seguendo specifici protocolli d’indagine qualificati Icf (Protocollo azienda e Protocollo lavoratore). Sulla base del quadro che emerge dall’incrocio di tutte le informazioni acquisite viene definito un progetto personalizzato di inserimento del lavoratore. (ep)
Fonte: Superabile.it
17/02/2014