Che significa autistico? Gli italiani lo chiedono a Google

Che significa autistico? Gli italiani lo chiedono a Google

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La signora Pimpinella ha tenacia da vendere e si batte non solo per se stessa: "Vorrei che avessimo mezzi e strumenti per emergere dal buio e dal silenzio. Perché le nostre abilità aspettano di essere valorizzate"

ROMA – Da circa un anno la sua vita è decisamente cambiata, grazie all’impianto cocleare che le ha consentito di ricominciare a sentire, anche se con qualche difficoltà residua. Ma quando studiava pedagogia all’Università Roma Tre, leggeva febbrilmente in Braille i libri per preparare gli esami. Fino a conseguire con orgoglio il traguardo accademico. Angela Pimpinella è la prima sordocieca in Italia – e l’unica, finora – a essersi laureata 14 anni fa, ma non le piace vantarsi o stare sotto i riflettori. Ma ha deciso di raccontarsi sul numero di giugno di SuperAbile Magazine, edito dall’Inail.

Con il suo piglio organizzativo e la sua voce piana, punta soprattutto a evidenziare l’invisibilità dei sordociechi: «La nostra condizione è poco conosciuta, rimaniamo sempre nell’ombra per le scarse informazioni su di noi, i pregiudizi che ancora esistono nei nostri confronti e poi la scarsità di risorse sia umane che economiche per emergere. Manca personale competente che possa affiancarci nello sviluppo dei nostri potenziali». Non ama parlare al singolare, né ripercorrere a ritroso la sua storia. Fino a 15 anni era una ragazza come tante altre, faceva la parrucchiera e amava ballare, tuffarsi nel mare del litorale romano e divertirsi con gli amici. Una malattia rara le provoca un’emorragia all’interno degli occhi: «Viene corrosa la retina. E il massiccio uso di cortisone, per curarmi, ha danneggiato l’udito. Nell’arco di due anni, progressivamente, ho perso la vista e sono diventata sorda». La famiglia le si stringe intorno molto concretamente: i genitori, la sorella e i due fratelli imparano sia il Braille che il Malossi per comunicare con Angela. «Per me è stato il supporto principale», confida sottovoce. Un altro punto di riferimento, in quel buio ancora sconosciuto, è Sabina Santilli, fondatrice della Lega del filo d’oro: «Sul concetto di incontro da lei elaborato ho focalizzato la mia tesi di laurea», racconta Angela, che si è rispecchiata nella storia della donna abruzzese scomparsa nel ’99 a 82 anni (cfr. pag. 11), capace di trovare la forza di uscire dall’isolamento. Dopo aver concluso l’istituto magistrale, Angela decide di frequentare l’università. «In molti me lo hanno sconsigliato ed erano in disaccordo con questa mia scelta». Ma il suo carattere granitico e paziente vince anche stavolta. E le fa incontrare la filosofa Edda Ducci, esponente dell’esistenzialismo cristiano, sua professoressa: «Diceva che ero un mistero; aveva un modo di pensare in cui mi ritrovavo. Mi registrava le lezioni; poi gli operatori le ascoltavano, trascrivendole in Braille».

Di tempo libero Angela ne ha davvero poco. Da oltre un decennio collabora ogni giovedì mattina come volontaria con l’Unione italiana ciechi e ipovedenti (Uici), dove offre consulenze gratuite ad altre persone sordocieche. Segue anche un progetto per consentire l’uso dell’iPhone 4S a chi non vede e non sente, «grazie al collegamento con una barra in Braille, che consente di scrivere sms e non solo», spiega. Alle pluriminorazioni, insiste, «si può e si deve reagire. Purtroppo le famiglie sono spesso lasciate sole e si scoraggiano», osserva il vulcano-Angela, che ha voglia di vivere da vendere. Vive con sua madre a Fiumicino, alle porte della capitale, ma a Capodanno e d’estate parte per vacanze organizzate da lei stessa in collaborazione con l’Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione (Irifor). «In genere siamo una decina, con altrettanti volontari opportunamente formati. Balliamo, visitiamo musei, facciamo gite culturali, ci godiamo la spiaggia e il mare. A me il contatto con l’acqua è sempre piaciuto», racconta. La prossima tappa? Lido di Savio, sulla riviera romagnola, dal 2 al 9 settembre. Ma dal 25 al 31 agosto l’attendono a Visegrád, sulla riva destra del Danubio, 35 chilometri a nord di Budapest: «Da tempo partecipo anche alle vacanze aperte a tutti i Paesi europei, organizzate quest’anno dall’Ungheria», riferisce. La lingua ufficiale per comunicare? L ‘inglese, che deve essere conosciuto da tutti gli interpreti Lis e Malossi, volontari compresi. «In Europa qualcosa si sta muovendo: lo scorso anno ho presieduto il primo Forum europeo delle donne sordocieche. In Italia la sordocecità è stata riconosciuta come disabilità unica solo nel 2010 con la legge 107, però non viene ancora applicata. A scuola un bambino sordocieco ha un assistente tiflodidattico e non per la sordità». E subito aggiunge: «Vorrei intensificare quello che faccio. Sto pensando, per esempio, che a noi e alle nostre famiglie manca l’assistenza psicologica e spirituale». Dal 2000 Angela è la coordinatrice del gruppo di sordociechi che si riunisce tre pomeriggi alla settimana presso il Sant’Alessio. Per "vedere" un film tradotto in Lis o in lingua Malossi ci vogliono tanti incontri, otto o forse più. «A noi non interessa quanto tempo ci vuole, ma accedere alla cultura, alla comunicazione, alle informazioni. Abbiamo sete di sapere», ribatte Angela. In uno scenario sociale che va eternamente di corsa, in cui la fretta è data per ovvia, la "lentezza" del gruppo di sordociechi coordinato dalla dottoressa Pimpinella fa riflettere.

Fonte: Superabile.it

09/07/2014