Uno studio dell’ospedale Bambino Gesù ripreso dai due siti più importanti al mondo in materia. Molti bambini autistici scelgono i cibi in base a forma, colore e consistenza, ma spesso i genitori non sono preparati. Nella seconda fase della ricerca si punterà dunque sul "parent training"
ROMA – I due siti più autorevoli al mondo in materia di autismo, Simons Foundation e Autism Speaks, hanno ripreso lo studio, pubblicato nel numero di maggio 2015 dalla rivista "Appetite": condotto dal gruppo di Neuropsichiatria del Bambino Gesù di Roma coordinato dal professor Luigi Mazzone, lo studio ha puntato a individuare le eventuali differenze cliniche nei bambini con sindrome dello spettro autistico con e senza selettività alimentare. Uno studio tutto italiano, condotto in particolare da Valentina Postorino insieme al gruppo di lavoro formato da Sanges, Giovagnoli , Fatta, De Peppo , Armando, Vicari e Mazzone. Con quest’ultimo cerchiamo di capire i presupposti della ricerca, che ha coinvolti 158 bambini, e gli esiti a cui si è approdati.
Professor Mazzone, cosa si intende per selettività alimentare?
Un comportamento alimentare atipico in cui i bambini discriminano gli alimenti in base a parametri diversi che possono essere la forma, il colore, la consistenza.
Quali sono i presupposti del vostro studio?
Ci siamo chiesti se la selettività alimentare è discriminante per sintomi autistici diversi, cioè se i bambini con selettività alimentare hanno anche altri sintomi particolari dello spettro autistico rispetto agli altri. Per questo abbiamo messo a confronto due gruppi ognuno di 79 bambini autistici, un gruppo con selettività alimentare l’altro senza.
Quali risultati sono emersi?
Non ci sono differenze tra i due gruppi. La differenza è nei genitori: quando il figlio ha selettività alimentare cresce lo stress, che incide sulla qualità della vita. Spesso il problema dell’alimentazione è sottovalutato nell’autismo, di fronte ad altre problematiche e sintomi. Tuttavia è un aspetto rilevante quanto gli altri sintomi, perché lo stress al momento dei pasti – legato alla gestione del cibo e al rifiuto da parte del figlio – aggrava una situazione già pesante, acuisce le difficoltà. Studi internazionali stimano che, a livello mondiale, i bambini con autismo con la problematica della selettività alimentare vanno dal 45% fino al 70%. In più, non c‘è formazione su questo, anche gli stessi terapisti non sono formati adeguatamente.
La ricerca avrà un seguito?
La seconda parte dello studio, che partirà a ottobre, sarà proprio incentrata sull’intervento di parent training: attraverso tecniche comportamentali si agisce sui genitori per abbassare la soglia di stress e il senso di colpa, ma al contempo anche per far alimentare meglio il ragazzo. (ep)
Fonte: Superabile.it
13/07/2015