Convenzione ONU: a quando il primo rapporto dell’Italia?

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Molti treni regionali di Trenitalia sono attrezzati per il trasporto delle persone a scarsa mobilità. Ma non autorizzati. Un viaggiatore su carrozzina racconta la sua odissea per salire a bordo.

Avete presente i treni locali di Trenitalia attrezzati per il trasporto di disabili? E’ possibile riconoscerli dal pittogramma che indica la possibilità di far salire a bordo viaggiatori in carrozzina. Ebbene, anche se sostanzialmente sono idonei ad ospitare persone con problemi di mobilità, quei convogli ufficialmente, spesso, non sono autorizzati per ospitare i passeggeri con le disabilità più gravi. Lo dimostra la storia di Francesco Canale, artista 23enne che vive a Lecce, dalla nascita privo di gambe e braccia, che il giorno lunedì 4 settembre ha vissuto un’odissea per salire a bordo di un treno regionale attrezzato per i disabili in carrozzina (ma sulla carta non abilitato, impossibile da prenotare), che da Piacenza lo avrebbe poi accompagnato ad Alessandria. Francesco è riuscito a viaggiare solo grazie al coraggio e alla generosità di un capotreno che si è assunto ogni responsabilità per eventuali problemi o danni che il passeggero avrebbe subito durante il viaggio e che ha sfidato le regole e burocrazia delle società di trasporti.

IL PROGRAMMA DI VIAGGIO. Procediamo con ordine. Per raggiungere la sua famiglia Francesco dalla Puglia decide di recarsi ad Alessandria, come già fatto tante altre volte, grazie ad un treno a lunga percorrenza, un Frecciabianca Lecce-Torino. Nel giorno stabilito per il viaggio però per un breve tratto del tragitto, da Rimini a Parma, i due posti disponibili per i disabili risultano già occupati. Francesco, in viaggio accompagnato dalla moglie, è costretto a trovare un percorso alternativo. Decide di salire su un altro treno a lunga percorrenza, il Lecce-Milano, per poi scendere a Piacenza, dove avrebbe riagganciato il vecchio Lecce-Torino, a bordo del quale nel frattempo si sarebbe liberato uno dei due posti disponibili per i viaggiatori in carrozzina.

IL CAMBIO. Alla stazione di Piacenza, però, Francesco scopre che il treno in arrivo da Lecce (sarebbe dovuto giungere in stazione alle 19 e 40 circa) ha un ritardo sulla tabella di marcia di 150 minuti a causa dell’occupazione dei binari da parte di alcuni manifestanti e che il ritardo è destinato ad aumentare. Il ragazzo comincia a preoccuparsi: una volta giunto ad Alessandria, infatti, il suo viaggio non sarebbe terminato. Francesco avrebbe dovuto prendere altri mezzi pubblici e sicuramente sarebbe risultato molto difficile a tarda ora trovare alberghi attrezzati per disabili. Per perdere il minor tempo possibile decide di mettersi alla ricerca di un altro convoglio diretto al capoluogo piemontese. Lo trova: si tratta di un regionale che alle 21 circa sarebbe partito da Piacenza. E’ sollevato, perché sicuro di aver risolto il suo problema: avvicinandosi ai vagoni nota anche dei simboli che indicano la possibilità di trasportare viaggiatori in carrozzina. Ma la gioia dura poco. Francesco ben presto si accorge che il pittogramma in bella evidenza non indica affatto che il treno è abilitato al trasporto delle persone su carrozzina.

“LEI NON PUO’ VIAGGIARE”. Sono gli operatori della cooperativa attiva nella stazione di Piacenza, coloro che aiutano i disabili a sistemarsi a bordo (e che avrebbero dovuto aiutare anche Francesco), a spiegare che per viaggiare sul quel treno c’è bisogno del permesso fondamentale della Sala Blu di Bologna, uno dei centri di assistenza di Trenitalia attraverso i quali i disabili debbono chiedere aiuto per salire sul treno dopo aver prenotato il biglietto. E che la Sala Blu di Bologna non avrebbe mai dato l’assenso (non essendo formalmente quel treno escluso dal trasporto per persone a mobilità ridotta). “Avevo davanti a me un treno perfettamente attrezzato, che andava proprio nella direzione giusta, e rischiavo di perderlo senza motivo”, ricorda oggi Francesco. “Mancava quasi un’ora alla partenza – racconta ancora il giovane – senza contare che era già un’ora che chiedevo aiuto. Minacciai di chiamare i Carabinieri, c’erano tutti gli estremi per una denuncia per discriminazione. Il macchinista e il capotreno, però, due splendide persone, mi rassicurarono sul fatto che io avrei preso quel treno. A tutti i costi e con tutti i mezzi. Avevano capito quale assurda fosse quella situazione. I signori della cooperativa nonostante il parere favorevole del capotreno, invece continuavano a rifiutarsi categoricamente di farmi salire”.

VIA LIBERA DAL CAPOTRENO. Da quel momento si susseguono telefonate, grida e concitazione. “La cooperativa – racconta Francesco – continuava a rifiutare di svolgere il suo servizio, perché Sala Blu di Bologna continuava a negare l’autorizzazione. Sala Blu di Torino, dalla quale dipende la stazione di Alessandria, dopo aver parlato con il capotreno, diede senza problemi l’assenso a svolgere l’operazione. Sala Blu di Bologna invece no, ha continuato a negare, fino all’ultimo”. La questione si risolve quando il capotreno firma un documento postogli dai ragazzi della cooperativa come una sorta di “aut aut”, in cui si assume ogni responsabilità.

DECIDE L’ORARIO. Per capire bene come sia nato lo scontro tra viaggiatori, capotreno e operatori bisogna scoprire come vengono prenotati i biglietti dai disabili e richiesta l’assistenza. Per viaggiare con Trenitalia una persona a mobilità ridotta deve trovare treni che sono abilitati al trasporto delle carrozzine e stazioni di partenza ed arrivo abilitate per agevolare il viaggio dei disabili. Treni come Eurostar, Frecciarossa, Frecciargento ed altri mezzi a lunga percorrenza solitamente sono abilitati. Una volta prenotato il biglietto (sarà un pittogramma specifico nei dettagli del viaggio sul sito Trenitalia ad indicare la possibilità di ricevere assistenza) la persona a mobilità ridotta contatta il numero delle Sale Blu per avvisare delle stazioni di arrivo e di partenza. Le Sale Blu telefonicamente avvisano poi le stazioni con un fax, e le singole stazioni, infine, provvedono a contattare gli operatori che effettivamente si faranno trovare sui binari all’arrivo o alla partenza del treno e aiuteranno quindi il viaggiatore a sistemarsi

ASSISTENZA? SULLA LUNGA PERCORRENZA. “Nelle stazioni attrezzate – ci spiega una centralinista del numero verde 199 – c’è un sollevatore che permette al cliente sulla carrozzina di accedere e bypassare i gradini per i treni, che sono alti”. “Per richiedere assistenza – ci dice – è necessario avvisare con 12 ore di anticipo almeno per quanto riguarda una stazione minore, con anche solo 2 ore di anticipo nel caso di una stazione grande (dove il servizio viene fornito più frequentemente, nda)”. Il servizio di assistenza sembra essere efficiente, ma si limita ad un numero ridotto di percorsi. Quando richiamiamo per sapere come mai non è possibile usufruire del servizio di assistenza per disabili se comunque diversi treni regionali sono abilitati ci rispondono secchi: “Ci dobbiamo basare sull’orario che abbiamo noi”. Se non c’è il pittogramma sull’orario, insomma, non è possibile viaggiare. Stop.

CARROZZINA? SOLO SU 1 TRENO OGNI 15. Abbiamo finto di essere interessati ad un viaggio, proprio sulla stessa tratta di Francesco: tragitto Piacenza-Alessandria. Ipotetico giorno di viaggio: primo ottobre, giorno feriale. Ogni lunedì non festivo – controlliamo sul sito Trenitalia – nell’arco delle 24 ore è possibile spostarsi da Piacenza ad Alessandria attraverso 15 diverse soluzioni di viaggio, 5 delle quali prevedono un cambio di treno, un totale di 20 treni. Per la precisione si tratta di 11 Regionali, 7 Regionali Veloci, 1 Fracciabianca e un Espresso. Al centralino chiediamo quale delle soluzioni di viaggio può scegliere un disabile su carrozzina. Risposta: “Solo il Frecciabianca, quello che parte da Lecce e arriva a Piacenza alle 19 e 41”. E’ esattamente lo stesso treno di cui ci aveva parlato Francesco. E gli altri treni? A quanto pare sono tutti inagibili, nonostante i simboli che lasciano intendere via d’accesso per disabili cui faceva riferimento il nostro amico disabile.

“TROPPO PIGNOLI”. “Le questioni sono due – conclude Francesco raccontando la sua esperienza – da una parte c’è stata ottusità mentale. Il capotreno aveva autorizzato. Gli altri un po’ di elasticità mentale potevano averla. I ragazzi della cooperativa in fondo avevano ragione, perché Sala blu non li autorizzava. Il problema è che quel treno non risulta ufficialmente attrezzato. E comunque Sala Blu Bologna ha avuto paura che se fosse successo qualche cosa… avrebbe dovuto rispondere del fatto di aver caricato una persona disabile su un treno non autorizzato, attrezzato ma non autorizzato. Hanno deciso di essere burocratici e non rischiare, di conseguenza la cooperativa non si muoveva”.

ALTRO PROBLEMA. Quello dello scarso numero di mezzi a disposizione non è l’unico problema per le persone a mobilità ridotta che decidono di spostarsi in treno. Bisogna tener presente che non tutte le stazioni sono attrezzate per fornire l’assistenza necessaria ai disabili. La lista delle località di partenza o di arrivo in cui è possibile ricevere assistenza è presente sul web, ancora sul sito Trenitalia. Lungo tutta la penisola sono 251 le stazioni in cui è possibile essere aiutati. Si trovano prevalentemente al nord, sono 130 dall’Emilia Romagna in su: solo 13 in Campania, 20 in Lazio, ben 24 in Emilia Romagna, 20 in Veneto, 27 in Lombardia, 28 in Piemonte. Solo 1 in Basilicata e Molise.

di Donato De Sena

Fonte: Giornalettismo.it

20/09/2012