Un team di ricercatori della Scuola Sant’Anna di Pisa ha sviluppato «Tactile blind photography»: un’app gli smartphone con schermo che fornisce sensazioni tattili
D’ora in poi anche le persone cieche potranno farsi un selfie o scattare foto ad amici, paesaggi e monumenti. Grazie a Tactile blind photography, un’applicazione messa a punto da un gruppo di dottorandi italiani del Laboratorio di robotica percettiva (Percro) dell’Istituto Tecip (Tecnologie della comunicazione, dell’informazione, della percezione) della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. La app funziona, per adesso, con il Tpad phone, uno smartphone con lo schermo aptico, ovvero in grado di fornire sensazioni tattili a chi lo usa. Tactile blind photography guida l’utente con deficit visivi nell’azione dello scatto. Centrare l’immagine è infatti un passaggio problematico per le persone non vedenti. Ecco allora che l’app degli studenti del Sant’Anna utilizza sia l’audio sia un feedback tattile sullo schermo per rilevare in maniera automatica i volti e i bordi dell’immagine, aiutando così a individuare la posa migliore. I ricercatori della scuola universitaria sono stati protagonisti della “Student innovation challenge”, una competizione tenutasi a giugno a Chicago all’interno della conferenza internazionale “Ieee World haptics 2015” per presentare nuove applicazioni per i Tpad phone e consentire a questi telefoni tattili di migliorare il loro utilizzo nelle percezioni dinamiche di forma e consistenza.
Obiettivo: continuare a sviluppare l’app
«Abbiamo creato una nuova applicazione Android che utilizza lo schermo aptico per risolvere un problema reale – spiega Domenico Buongiorno a nome del gruppo degli altri dottorandi (Domenico Chiaradia, Massimiliano Gabardi e Michele Barsotti), coordinati dal professor Antonio Frisoli –. Nella fase di elaborazione della app abbiamo coinvolto infatti una ragazza cieca che ci ha aiutato a capire quali fossero le sue difficoltà nell’interagire con uno smartphone per scattare fotografie e, soprattutto, per farsi i selfie, operazione davvero complicata se non ci vedi. Abbiamo compreso le sue necessità – prosegue – e abbiamo sviluppato una tecnologia che unisce l’efficacia e la piacevolezza d’uso con la facilità d’azione. A Chicago “Tactile blind photography” ha suscitato un fortissimo interesse. L’obiettivo, adesso, è continuare a sviluppare la app per sfruttare al massimo le potenzialità dello schermo aptico, dimostrando come le nuove forme di comunicazione hi-tech possano risultare davvero utili per superare le disabilità». La possibilità di dotare gli smartphone di sensazioni tattili di rimando – conclude il professor Frisoli – «può portare a un miglioramento significativo del loro utilizzo e farci giungere a promettenti applicazioni che possano supportare, in particolare, le persone non vedenti».
La Scuola Sant’Anna di Pisa non è nuova al tema della disabilità. Tra le sue invenzioni o ricerche, infatti, quest’anno si annoverano una sorta di apparecchio per fornire alle protesi di mano il senso del tatto, un nuovo approccio di stimolazione neurale “wireless” per i malati di Parkinson (priva cioè di elettrodi e di connessioni elettriche e biocompatibile grazie all’assenza di titanato di bario e alla totale sicurezza degli ultrasuoni), gli ormai comuni esoscheletri, i sistemi di riabilitazione a domicilio e “KuBo”, un robot al servizio della non autosufficienza in grado di spostare oggetti, comandare la casa, monitorare lo stato di salute delle persone e ricordare quando è l’ora di prendere le medicine. Già pronta per la sperimentazione invece è “My-Hand”, la nuova protesi di mano bionica in grado di trasformare il pensiero in movimento e di restituire sensazioni tattili senza richiedere la necessità di un intervento chirurgico per essere impiantata sulla persona che la indosserà.
Fonte: Corriere.it
24/09/2015