Da camionista a progettista di ausili per disabili: la seconda vita di Davide

Da camionista a progettista di ausili per disabili: la seconda vita di Davide

| 0

Petrucci, presidente dell’Ens, lancia una mobilitazione permanente per l’approvazione della legge per i diritti dei sordi, mentre tutti richiamano all’unità di intenti dopo anni di divisioni interne, in nome del diritto a parlare la propria lingua madre

ROMA – "Basta chiacchiere, lo Stato deve riconoscere la Lingua dei segni italiana". Giuseppe Petrucci, presidente dell’Ente nazionale sordi, accende piazza Santi Apostoli dove si conclude il corteo organizzato oggi. I partecipanti da ogni regione d’Italia sono più del previsto, 6 mila diranno alla fine, e la piazza non sembra sufficiente a contenerli tutti. Interpreti in Lis ripetono alle file più indietro ciò che non si può vedere sul palco.

"La Lis è la nostra lingua madre, e non possono negarci il diritto di utilizzarla. La Convenzione Onu del 2006, ratificata dall’Italia nel 2009, riconosce che sia una vera lingua – continua Petrucci -. Perché tutto il resto sì e la Lis no? Le leggi esistenti non sono sufficienti. Il disegno di legge che abbiamo proposto può essere modificato, ma aspettano solo le nostre divisioni interne per non riconoscerci, e invece qui siamo tanti, uniti".

Ogni battuta è accolta dal pubblico con il movimento delle mani in guanti bianchi. Il presidente racconta del presidio davanti a Montecitorio, da dieci giorni è in sciopero della fame. Riferisce di aver ricevuto la visita della vicepresidente della Camera, Silvia Costa, e che tutti i parlamentari incontrati si sono detti d’accordo sulla proposta di legge, che però resta ferma ancora nelle Commissioni. "Non ci possono dire ‘lo faremo’, staremo in presidio e manifesteremo in tutto il Paese finché questa mamma Italia non avrà partorito la legge. È nostra la sofferenza di ogni giorno, non poter andare a vedere un film al cinema, avere difficoltà a comunicare con qualunque sportello istituzionale. E siamo noi a dover scegliere in che modo comunicare".

Roberto Romeo, della Fand (Federazione delle associazioni nazionali delle persone con disabilità) gli fa eco, chiedendo di passare dalle parole ai fatti, e testimoniando la vicinanza di tutte le associazioni che rappresenta in questa battaglia: "Non è una questione di dibattito fra diverse modalità di espressione – spiega -, siamo tutti uniti per il riconoscimento di questa lingua, come detta l’Onu. La proposta di legge afferma innanzitutto la libertà di scelta delle persone sorde e delle loro famiglie nelle modalità di comunicazione, di cui la Lis è una delle possibilità".

Humberto Insolera, dell’Eud (Unione europea dei sordi), mette a confronto le diverse esperienze del continente: solo Italia, Lussemburgo e Malta non hanno riconosciuto la propria lingua dei segni, mentre in Finlandia l’interpretariato è usato sia nelle scuole che in tutti gli sportelli pubblici. Racconta che in Norvegia una persona sorda accusata di un grave reato, che non poteva difendersi perché aveva un braccio rotto, fu risarcita dallo Stato. "Abbiamo il sogno di un lavoro a pari opportunità, e di un sistema educativo pienamente accessibile". L’ex ministro Guidi sottolinea che il diritto più importante è quello al riconoscimento della propria stessa lingua, e come avviene per chi arriva da molto lontano, così deve essere per chi usa il sistema dei segni.

Qualche speranza, infine, dagli enti locali: il comune di Viterbo ha approvato sul proprio territorio la Lis, e ha stanziato fondi per il suo utilizzo, mente Sveva Belviso, consigliera di Roma, promette di portare in consiglio comunale una delibera per l’abbattimento delle barriere di comunicazione nella capitale.

Fonte: Superabile.it

21/11/2014