Detenuto tenta il suicidio, lo salva il compagno disabile

Detenuto tenta il suicidio, lo salva il compagno disabile

| 0

Secondo un’indagine presentata nel corso dei lavori all’assise della Società italiana di neurologia il 70% degli italiani non ha mai effettuato una visita neurologica. Una tendenza presente anche nelle fasce a rischio. Proposto un “bollino” di certificazione per i centri che curano la sclerosi multipla. Il punto sulla ricerca e le terapie.

MILANO. Neurologo, questo sconosciuto. Pur essendo tante le malattie che fanno riferimento a questo specialista, gli italiani che vi fanno visita sono piuttosto pochi, anche perché la visita neurologica è, insieme a quella del cardiologo, una di quelle che mette più ansia e paura. E’ questo uno dei dati presentati oggi al 44° congresso della Società italiana di neurologia (Sin), che si conclude oggi a Milano e che ha visto riuniti duemila neurologi, 250 relazioni e 818 poster, fra cui molti di giovani ricercatori.

Secondo l’indagine realizzata dalla Sin ad ottobre 2013, su un campione di 800 persone, il 70% degli intervistati non ha mai effettuato una visita dal neurologo, la cui visita è temuta dal 39%. A spaventare più del neurologo è solo il cardiologo (47%), mentre al terzo posto c’è lo psichiatra (37%). Anche per le fasce d’età maggiormente a rischio, il controllo dal neurologo non è una consuetudine: solo il 37% degli over 64 infatti ha effettuato almeno una visita neurologica, percentuale che scende al 30% tra i 55 e 64 anni.

”L’indagine condotta – spiega Giancarlo Comi, presidente della Sin – è il primo passo di un vasto progetto, per avvicinare l’opinione pubblica alla neurologia. Dai dati emersi infatti risulta che la familiarità con la materia è piuttosto contenuta e la conoscenza delle patologie neurologiche sommaria”. Una fotografia che, secondo Comi, ”conferma l’importanza di una campagna informativa di grande impatto per promuovere non solo la conoscenza della neurologia e della ricerca neurologica in Italia, ma anche l’importanza di prevenzione e diagnosi precoce delle malattie neurologiche”.
E proprio su una delle malattie neurologiche su cui tanto si sta facendo ricerca e che vede molti malati, la Sin ha presentato un suo modello di organizzazione sanitaria, che potrebbe essere utile anche per il trattamento delle altre malattie degenerative.

Si tratta di un ‘bollino’ di garanzia che certifica i requisiti minimiper la definizione di un centro competente in sclerosi multipla. ”La Sin invita le regioni e lo Stato ad assumere questo sistema per garantire qualità al paziente – precisa Comi – e riorganizzare così i modelli assistenziali sanitari, per rispondere alle nuove sfide, soprattutto in tempo di crisi”. Tre i livelli individuati: le unità di sclerosi multipla, i centri di primo livello e i centro di secondo livello. Si tratta di una sorta di ”bollino che certifica che quella determinata struttura – conclude Comi – ha la complessità necessaria ad affrontare la malattia in modo completo con tutti gli specialisti anche a supporto, dal ginecologo allo psicologo. Il nostro documento è andato all’Aifa, e poi a tutte le regioni. La Lombardia lo ha già recepito”.

Ma al congresso Sin non si è parlato solo di sclerosi multipla.I ricercatori presenti, molti dei quali giovani, hanno presentato i risultati dei loro studi e sperimentazioni, come quelli sui nuovi dispositivi per la stimolazione profonda adattativa per il Parkinson, le nuove tecniche di sequenziamento dei geni della sla, l’individuazione dei fattori di rischio e l’istituzione di un registro per i casi di ictus giovanile, le terapie farmacologiche e chirurgiche per le cefalee e gli studi sulle staminali per sma e distrofie muscolari. Tutte ricerche su cui c’è stato il confronto del mondo scientifico, a differenza di quanto avvenuto con il metodo Stamina. Come ha sottolineato Nereo Bresolin, direttore del centro ‘Dino Ferrari’ del Policlinico di Milano, specializzato nella terapia delle malattie neuromuscolari e neurodegenerative, “non sarà tutto positivo nelle società scientifiche, ma esistono apposta, e quindi o ci si adatta a questo sistema, o si è un ‘fuorilegge scientifico’. Se uno non ha niente da nascondere, si presenta a una delle varie società scientifiche presenti in tutto il mondo e si fa valutare. Se poi illudo le persone, c’è una colpa grave”.

di Adele Lapertosa

Fonte: Quotidiano e sanità.it

06/11/2013