La storia di Andrea, che grazie ai cavalli, fa sport come i coetanei ”sani”.
ROMA- A 18 mesi Andrea veniva fotografato sorridente accanto a Alice. La sua amica del cuore. Un pony. A due anni eccoli ancora insieme, inseparabili. A otto anni Alice è nella scuderia mentre Andrea gareggia con un’altra cavallina. A 12 anni è campione nazionale di galoppo. Una storia normale per l’equitazione. Straordinaria invece per un bambino con l’emofilia, malattia che non risparmia complicanze. Eppure al piccolo Andrea non è mai stata negata la certificazione agonistica, ottenuta in virtù di una profilassi quotidiana a base di fattore VIII. I medici che lo seguono al policlinico Gemelli di Roma hanno calibrato la terapia in modo che i valori del fattore anticoagulante necessario a questi malati non scendesse al di sotto di una certa soglia. Il giovane cavaliere è cresciuto come i coetanei sani dal punto di vista psicofisico.
MIRACOLO DELLO SPORT – «Diversi studi dimostrano in modo sempre più convincente che alcune attività fisiche e fra queste l’ippoterapia sono un aiuto per i bambini emofilici. Si è visto che anche la frequenza dei sanguinamenti è ridotta grazie al potenzia,mento delle strutture muscolari», afferma Raimondo De Cristofaro, del servizio di malattie emorragiche e trombotiche del Gemelli. Se la profilassi con il farmaco sostitutivo è corretta è possibile praticare sport un tempo preclusi. Sono le conclusioni del convegno sul tema «Il rapporto con gli animali migliora la qualità della vita del paziente emofilico, i benefici dell’ippoterapia», organizzato al Senato. «Ai genitori bisogna spiegare che il bambino non è malato ma possiede una carenza di fattore della coagulazione che si può correggere», ricorda Gabriella Mazzucconi, centro emofilia dell’università La Sapienza, citando una frase del professor Franco Mandelli.
UNA MALATTIA RARA, MA NON INVALIDANTE – E’ fondamentale però che il bambino sia seguito in modo globale, in un centro con medici esperti non solo di emofilia. Secondo Mazzucconi oggi «nelle tre forme della malattia la terapia sostituitiva di fattore ottavo va avviata precocemente anche come profilassi e dovrebbe essere estesa all’età adulta. L’emofilia consente una qualità e una durata di vita sovrapponibile a quella della popolazione generale. Dobbiamo superare il concetto di malattia invalidante».L’emofilia è una malattia genetica rara legata a un difetto della coagulazione del sangue e alla carenza di due proteine che fanno da tappo alla fuoriuscita del sangue in caso di ferita, i fattori VIII e IX. Questi fattori vengono sostituiti da farmaci sintetici. Nel Lazio l’associazione l’Auriga Onlus, fondata nel 1993 con lo scopo di incentivare le attività che comportano il rapporto tra uomo e cavallo, partecipa al progetto rivolto ai pazienti emofiliaci in collaborazione con i Centri di emofilia regionali. L’iniziativa coinvolgerà bambini e ragazzi tra 3 e 12 anni.
Margherita De Bac
Fonte: Corriere.it
09/11/2011