Disabili, compensazioni rinnovate

Disabili, compensazioni rinnovate

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I dati del Rapporto mondiale 2011 presentato a Milano, Londra e New York. La diagnosi arriva troppo tardi, con pesanti ricadute su società e sistema sanitario. Con la prevenzione, i governi risparmierebbero diecimila dollari per malato l’anno. Il 20-50% dei casi diagnosticati in tempo nei paesi ricchi. IL 21 settembre sarà la Giornata mondiale

MILANO – Prevenire l’Alzheimer è possibile. A fare la differenza nella vita di tre quarti dei 36 milioni di persone nel mondo affette da demenza sarebbero state diagnosi precoci e interventi tempestivi. Ma si è arrivati troppo tardi. È quanto rivela il Rapporto mondiale Alzheimer 2011 "I benefici di diagnosi e interventi tempestivi", presentato ieri a Milano, Londra e New York, a meno di dieci giorni dalla XVIII giornata dedicata alla malattia, in programma il 21 del mese. A stilare lo studio è stata un’équipe di ricercatori coordinati da Martin Prince, docente all’istituto di Psichiatria del Kinng’s College di Londra. L’indagine mette in luce un dato allarmante: quasi tutti i casi di demenza -i cui sintomi sono l’alterazione della memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento severo- sono stati riconosciuti e quindi curati con grave ritardo. Da qui, il peggioramento dei sintomi del paziente, così come dello stress dei familiari che lo affiancano. Pesanti sono le ricadute nella società e nel sistema sanitario. Se si facesse prevenzione, i governi nazionali potrebbero risparmiare 10 mila dollari per malato all’anno. 

La percentuale maggiore, seppure del 20-50%, dei casi diagnosticati in tempo si concentra negli stati ricchi. Mentre in quelli poveri, ciò accade soltanto per il 10% delle situazioni.  Il quadro è aggravato dal fatto che molto spesso i sintomi dell’Alzheimer sono sottovalutati e fatti rientrare nel normale processo di invecchiamento dell’essere umano. Questo spiega l’urgenza di "strategie nazionali" ad hoc mirate alla "diagnosi tempestiva" e a un "percorso di cura", dichiara  Martin Prince. Farmaci e trattamenti psicologici, si legge sul Rapporto 2011, migliorano le capacità cognitive, l’autonomia e la qualità di vita dei soggetti nella fase iniziale della patologia. A questo punto, "dobbiamo essere sicuri che tutti abbiano accesso a interventi efficaci già testati e disponibili -annuncia Marc Wortmann, direttore esecutivo della Federazione internazionale dell’Alzheimer (Adi).

In Italia si contano un milione di malati di Alzheimer. Di questi, 20 mila risiedono nel capoluogo lombardo. "Nel nostro Paese è urgente migliorare i servizi creando una rete assistenziale intorno al malato e alla sua famiglia che non li lasci soli ad affrontare il lungo e difficile percorso della malattia", afferma Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, che riunisce e guida le 46 associazioni che a livello nazionale operano a sostegno dei pazienti e dei loro parenti.

Ecco alcuni consigli che il Rapporto dà a tutti i governi per fare fronte all’emergenza Alzheimer. Innanzitutto, promuovere corsi di formazioni rivolti a medici e altri operatori sanitari per sapere individuare prontamente la demenza. In secondo luogo, dare vita a un network di centri diagnostici specialistici in grado di formulare piani di cura. Terzo, diffondere il decalogo per la diagnosi messo a punto dall’Organizzazione mondiale della sanità e diretto agli operatori non specializzati. Infine, puntare sulla ricerca scientifica incrementando gli investimenti.

di Chiara Daina 

Fonte: superabile.it

17/09/2011