Disabili e discriminazione, Schianchi racconta la storia di un’ingiustizia mai risolta

Disabili e discriminazione, Schianchi racconta la storia di un’ingiustizia mai risolta

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Dopo lo scandalo di Sidney 2000 e la successiva decisione dell’Ipc di escluderli dalle gare a tempo indeterminato, tornano a gareggiare gli atleti con disabilità intellettive e relazionali. Ora, dopo dodici anni di lavoro sui criteri di classificazione degli ecco il ritorno limitato ad appena sette gare. "Siamo riusciti ad abbattere forse l’ultima barriera, che per anni non ha permesso a molti atleti di esprimere il proprio talento, puro e cristallino"

ROMA – È un rientro "soft": solamente sette gare in tre diversi sport. Ma è un evento storico, perché Londra 2012 vede in gara per la prima volta dopo dodici anni non solo gli atleti con disabilità fisiche e sensoriali, ma anche quelli con disabilità intellettive e relazionali, esclusi dai Giochi subito dopo lo scandalo andato in scena nell’edizione di Sydney 2000. Una vera e propria truffa, quella, passata alla storia come una delle dieci frodi sportive più celebri di tutti i tempi: dei dodici atleti della Nazionale spagnola, vincitrice dell’oro nel basket, ben dieci non erano persone disabili. Fu proprio uno di loro, il giornalista Carlos Ribagorda, a raccontare i fatti sulla rivista Capital, allargando il fronte (atleti disabili "fasulli" anche in altri sport) e puntando il dito contro la mancanza di regole chiare sul tema. Dietro la vicenda, una bella fetta di quattrini, a iniziare da quelli degli sponsor sempre alla ricerca di risultati. Lo scandalo che si abbatté sul Comitato paralimpico spagnolo fu così enorme che l’Ipc (il Comitato paralimpico internazionale) optò per una decisione drastica: fuori tutti gli atleti con disabilità intellettiva e relazionale dalle Paralimpiadi, in attesa di studiare la situazione e fare in modo che non potessero più esserci frodi del genere.

Ora, dopo dodici anni di lavoro sui criteri di classificazione degli atleti (un percorso impervio, da testare sul campo), ecco il ritorno limitato ad appena sette gare: il lancio del peso, il salto in lungo e i 1500 metri nell’atletica leggera; i 200 stile, i 100 dorso e i 100 rana nel nuoto; il torneo singolare nel tennistavolo. Con l’edizione 2012 "siamo riusciti ad abbattere una, forse l’ultima barriera che per anni non ha permesso a molti atleti di esprimere il proprio talento, puro e cristallino", dice Marco Borzacchini, presidente della Fisdir, la Federazione italiana dedicato allo sport con disabilità intellettiva e relazionale. "Sono convinto che l’edizione londinese dei Giochi sarà ancora più completa e affascinante delle altre, dando spazio allo sport per disabili a tutto campo, senza esclusioni di sorta". Con la speranza che l’Ipc riesca "presto a rendere totale questo processo di riammissione, magari già a partire dall’edizione di Rio de Janeiro nel 2016 o, ancor prima, dalla prossima kermesse invernale di Sochi 2014". Sarebbe – aggiunge – "il massimo risultato per un movimento che non può avere in Inas (la Federazione internazionale per lo sport degli atleti con disabilità intellettiva) l’unico interlocutore".

Il rientro di questi atleti è una festa anche per l’Italia, che con due giovanissimi nuotatori ha lottato fino all’ultimo per volare a Londra. La prima è la ventenne Kathrin Oberhauser, originaria di Bressanone, capace anche di realizzare il tempo minimo di qualificazione sui 100 rana nuotando a Praga, a metà giugno, in 1’34”27, quindici centesimi sotto il tempo a lungo inseguito, comunque non sufficiente per garantirsi la convocazione. Il secondo è il diciannovenne Kevin Casali (di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia), campione sui 200 stile libero, anch’egli per mesi impegnato nella ricerca della migliore prestazione cronometrica per accedere ai Giochi. Entrambi sono ragazzi autistici e per entrambi il rapporto con l’acqua ha significato non solo agonismo, gare e vittorie a livello nazionale, ma soprattutto un aiuto nel personale percorso di autonomia nella vita di tutti i giorni. Indipendenza in molti gesti quotidiani, passi avanti nelle relazioni con gli altri, gestione degli imprevisti e delle difficoltà: raggiunti anche grazie all’aiuto delle famiglie e dei rispettivi allenatori (Sabrina Dal Col e Emanuele Marinelli) sono risultati a dir poco straordinari. Che, letteralmente, valgono oro. Come e più di una medaglia paralimpica al collo.

Fonte: Superabile.it

13/08/2012