CESENA. Gli occhi tristi e il cuore in mano, Silvia Mariani, fisioterapista cesenate di 45 anni, lancia un grido d’aiuto. Sua figlia, Caterina, 9 anni, da 7 «è isolata dal mondo». Il disturbo di cui soffre la piccola ha un nome tristemente noto, autismo, ma diversi, purtroppo, sono i punti interrogativi che ruotano ancora attorno a questa sindrome. Punti interrogativi a cui Silvia Mariani in sette anni ha cercato di dare risposta, alla ricerca di una cura che facesse uscire la figlia dal tunnel del male oscuro.
«Nove anni fa è nata Caterina racconta mamma Silvia con un filo di voce : era una bambina normale, cominciava a dire le prime parole. Poi, a due anni, ha iniziato a camminare male e ha smesso di parlare». Da allora per Silvia è stato un calvario tra visite mediche da specialisti su e giù per lo Stivale e decine di esami. «Un medico di Firenze sostiene Silvia -, in una relazione attesta che l’autismo di mia figlia è una conseguenza del vaccino Mpr contro morbillo parotite e rosolia in cui era contenuto del mercurio». Questa è la spiegazione che Silvia dà alla malattia di Caterina e non si dà pace. Accende il computer e cerca aiuto: trova i portali dei genitori di bambini affetti da autismo www.genitoricontroautismo.org e www.emergenzautismo.org, e sfoglia tutte le pagine riferite ai vari link. Lei, che in un certo senso è del ramo essendo fisioterapista, anche se ha smesso di svolgere la professione da quando ha scoperto che sua figlia era malata, comincia a studiare la sindrome e le varie cure che esistono a livello internazionale. «Ho trovato il dottor Rashid Buttar in una clinica in North Carolina racconta Silvia Mariani e ho deciso di provare la sua cura a base di chelanti che aiutano a espellere il mercurio nel corpo della bambina». Il dottor Buttar, che fa parte del mondo delle medicine alternative americane, promette la guarigione dei piccoli: nulla è ancora provato o confermato dal Sistema sanitario italiano ma, giura Silvia, «io i risultati li ho visti: mia figlia sta riacquistando la parola, cammina bene, risponde agli input che le do. Per esempio, potrà sembrare una piccola cosa ma per un autistico non lo è: quando le chiedo di spegnere la luce, ci va». Ma le cure costano molto. «Ogni volta che io, il padre di Caterina e mia figlia, – continua mamma Silvia -, insieme ad altre due famiglie italiane andiamo in America e restiamo un mese intero ogni tre mesi, spendiamo 20mila euro. All’inizio ci siamo riusciti, anche grazie all’aiuto dei miei anziani zii, ma ora non ce la facciamo più. Il padre di Caterina, che fa l’operaio, ha tentato di chiedere un anticipo sul tfr ma per averlo ha bisogno della richiesta firmata dall’Ausl, che però non riconosce la cura». Silvia è disperata e chiede aiuto al Comune, ai cittadini e alle mamme come lei: «Non voglio che mia figlia smetta di fare il trattamento, visto che vedo dei miglioramenti. Da soli, però, non ce la facciamo più».
di Milena Montefiori
Fonte: Il Resto del Carlino
26/08/2011