ROMA. Sono arrivate questa mattina da Trento per portare la loro testimonianza all’incontro promosso dall’Anffas a conclusione del progetto “Fermo immagine: fratelli a confronto”, realizzato con il contributo del Dipartimento per le Pari opportunità per indagare e poi raccontare il rapporto tra fratelli e sorelle disabili e non. Anna ha 21 anni, Debora e Giulia sono gemelle e hanno 20 anni. Sono nate e cresciute insieme, praticamente. E solo in un secondo momento hanno compreso che tutte crescevano, ma Giulia “restava un po’ indietro”. Ora però cercano di fare cose insieme, più cose possibile. “La sera guardiamo un film o a volte facciamo un pigiama party”, come piace a Giulia, dicono a una sola voce. E soprattutto parlano tanto, raccontandosi quello che avviene durante la giornata. Anna studia scienze cognitive a Rovereto, Debora giurisprudenza. Ma anche Anna è molto impegnata durante il giorno: “Frequento un centro per imparare sartoria, falegnameria e altre attività artigianali”, ma “pratica anche judo e suona la pianola”, aggiungono le sorelle.
Tutte e tre hanno apprezzato i laboratori organizzati dall’Anffas perché hanno avuto l’occasione di trascorrere tempo insieme, ma anche “perché ci siamo sentite comprese” dicono Anna e Debora. E in futuro? “Sarà più difficile, già quando mi fermo qualche notte a Rovereto per l’università mi sento in colpa” confida la maggiore. Intanto però si fanno progetti per l’estate, quando ci sarà più tempo libero e per andare al mare. Mariacristina Brembilla, sorella di Pietro, è la referente di Anffas Bergamo. “La nostra sede ha coinvolto 29 fratelli e sorelle con e senza disabilità – spiega –. Abbiamo coniugato l’iniziativa nazionale con un’iniziativa locale relativa alla riprogettazione di un appartamento che è stato donato da una benefattrice per realizzare un laboratorio non convenzionale destinato a persone con e senza disabilità”. Il laboratorio, chiamato Officina delle idee e delle emozioni, “è partito insieme al progetto nazionale e ora continuerà senza scadenza. Con il coinvolgimento della cooperativa Namastè si è infatti costituito un gruppo di fratelli che prima non c’era”. Insomma, persone che prima non si conoscevano e ora hanno tanti progetti in comune.
Fonte: Redattore Sociale.it
16/05/2014