Disturbo Ossessivo Compulsivo: perseguitati dai dubbi

Disturbo Ossessivo Compulsivo: perseguitati dai dubbi

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Il lavoro, tema centrale di questo periodo, chi ce l’ha, chi non ce l’ha, chi proprio non riesce a trovarlo, chi ancora non sa cosa fare, chi ha il contratto in scadenza, chi da sempre ha lavorato a progetto, chi del lavoro ne fa la propria vita, chi è in cassa integrazione e si chiede per quanto… ma quali le possibili ripercussioni sulla nostra salute psicofisiologica?

In un report del Chartered Institute of Personnel and Development si evidenzia come un terzo dei 670 datori di lavoro interpellati ammette di aver riscontrato una netta diminuzione delle assenze dei propri dipendenti nel corso dell’ultimo anno.

Questi dati che potrebbero sembrare positivi ad una prima occhiata nascondono secondo gli esperti un chiaro segnale di ansia che ha paradossalmente ripercussioni sulla qualità ed efficacia del lavoro stesso.

Infatti, andare al lavoro malati predispone anche i colleghi al rischio di “contagio”, l’efficacia nel proprio lavoro diminuisce e aumenta anche il rischio di commettere errori e oltretutto fa allungare i tempi di recupero.

Sicuramente oggi questo dato più che un segnale di attaccamento al lavoro e di eccessiva doverizzazione dovrà forse essere letto come la paura delle persone di perdere il posto di lavoro tanto agognato rimanendo a casa per malattia troppo a lungo. Con la crisi la paura di perdere il lavoro, la paura di non farcela, la paura e a volte la realtà di non arrivare a fine mese sono diventati “fantasmi” reali nella vita di molti.

In Europa la depressione colpisce il 38,2 % degli individui, ovviamente non tutti i casi sono collegati alla crisi, alla perdita di lavoro e alla perdita del ruolo lavorativo. Ad oggi però l’organizzazione mondiale della sanità rileva un aumento di casi di depressione tra i giovani che faticano sempre di più a trovare un lavoro e tra i cinquantenni che rischiano di perdere il lavoro senza avere davanti alcuna possibile prospettiva di riqualificazione o rioccupazione.

Sponsor     “Gli uomini sono più a rischio per il ruolo che hanno all’interno del nucleo familiare – spiega Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio – Si sentono i capifamiglia e soffrono di più in caso di perdita del lavoro. Subentra una crisi di identità.”

Sempre più giovani si ammalano proprio perché in piena crisi economica trovano molte difficoltà nel realizzare i loro sogni, si trovano senza speranza, non vedono alcuna possibilità di costruirsi un futuro, non sentono l’esistenza di uno spazio per loro. Si sentono troppo spesso senza punti di riferimento, senza carte da spendere in un mercato del lavoro fin troppo chiuso.

Fonte: Stateofmind.it

22/02/2013