Diventare cittadini a pieno titolo

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"Il Piccolo Principe” è un piccolo e magico trattato di psicologia umana, di sentimenti delicati, un viaggio in forma di favola attraverso una realtà immaginaria e più vera del reale, fra i sentieri dell’irrazionale amore per la vita.

E’ forse una delle più importanti lezioni che la letteratura dà agli uomini spiegando loro qual è il significato più profondo delle esperienze che vivono e di quelle che non vivono, soffrendone. La grande forza poetica di quest’opera è la capacità di colmare le drammatiche lacune del linguaggio degli adulti utilizzando il linguaggio dei bambini, che non dispone di tutte le parole della vita matura ma coglie l’essenza di ciò che le parole non possono esprimere.

Cosa è davvero importante comprendere? “Il Piccolo Principe” ha una risposta chiara.

Mostrai il mio capolavoro alle persone grandi, domandando se il disegno li spaventava. Ma mi risposero: “Spaventare? Perché mai, uno dovrebbe essere spaventato da un cappello?” Il mio disegno non era il disegno di un cappello. Era il disegno di un boa che digeriva un elefante. Affinché vedessero chiaramente che cos’era, disegnai l’interno del boa. Bisogna sempre spiegargliele le cose, ai grandi. Questa volta mi risposero di lasciare da parte i boa, sia di fuori che di dentro, e di applicarmi invece alla geografia, alla storia, all’aritmetica e alla grammatica. Fu così che a sei anni io rinunziai a quella che avrebbe potuto essere la mia gloriosa carriera di pittore. Il fallimento del mio disegno numero uno e del mio disegno numero due mi aveva disanimato.

Quando ne incontravo uno [dei grandi] che mi sembrava di mente aperta! Tentavo l’esperimento del mio disegno numero uno, che ho sempre conservato. Cercavo di capire così se era veramente una persona comprensiva. Ma, chiunque fosse, uomo o donna, mi rispondeva: “E’ un cappello“. E allora non parlavo di boa, di foreste primitive, di stelle. Mi abbassavo al suo livello. Gli parlavo di bridge, di golf, di politica, di cravatte. E lui era tutto soddisfatto di avere incontrato un uomo tanto sensibile.
…Se vi ho raccontato tanti particolari sull’asteroide B 612 e se vi ho rivelato il suo numero, è proprio per i grandi che amano le cifre. Quando voi gli parlate di un nuovo amico, mai si interessano alle cose essenziali. Non si domandano mai: “Qual è il tono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?” Ma vi domandano “Che età ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?” Allora soltanto credono di conoscerlo. Se voi dite ai grandi: “Ho visto una bella casa in mattoni rosa, con dei gerani alle finestre, e dei colombi sul tetto“, loro non arrivano a immaginarsela. Bisogna dire: “Ho visto una casa da centomila lire“, e allora esclamano: “Com’è bella”. Così se voi gli dite: “La prova che il piccolo principe è esistito, sta nel fatto che era bellissimo, che rideva e che voleva una pecora. Quando uno vuole una pecora è la prova che esiste” Be’, loro alzeranno le spalle, e vi tratteranno come un bambino. Ma se voi invece gli dite: “Il pianeta da dove veniva è l’asteroide B 612” allora ne sono subito convinti e vi lasciano in pace con le domande. Sono fatti così.

Possiamo forse ritrovarci tutti nella sottile malinconia e insieme nell’ironica presa di coscienza di un’incomunicabilità che spesso ci attanaglia, e non per mancanza di contenuti da svelare né per carenza di strumenti espressivi, bensì dentro le rigide strutture di un pensiero che credendosi evoluto si scontra con la difficoltà di accedere alle emozioni intime, abbandonando le certezze apparenti e il tentativo di controllarle. Da “Il Piccolo Principe” si irradia un messaggio potente come solo le cose semplici sanno essere.

Fonte: Stateofmind.it

19/02/2014