Educazione e lavoro: i diritti delle persone con autismo

Educazione e lavoro: i diritti delle persone con autismo

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La sentenza arriva ad anno scolastico quasi finito, ma riconosce anche il danno per ogni mese di ritardo nella prestazione dell’aiuto. Apprensione per il futuro.

LUCCA. Vincono i bimbi disabili: il Tar della Toscana assegna le ore di sostegno negate. Sono quaranta le famiglie coinvolte: «Giustizia è fatta – dicono – ma quanta fatica. Un risultato importante, meritato e giusto, visto che il dettato costituzionale non lascia spazio a interpretazioni: la scuola è un diritto e riguarda tutti». La notizia viene annunciata dal Coordinamento insegnanti e genitori, dai Cobas scuola e dalle associazioni per i diritti dei disabili, che da 4 anni portano avanti la battaglia per il riconoscimento delle ore e degli insegnanti di sostegno ai disabili della provincia, troppo spesso “parcheggiati” in classe. «Questa per noi è una giornata di festa – ammettono Fabio Lucchesi, Sebastiano Ortu e Rino Capasso – una giornata storica. Il Tar della Toscana ha confermato in maniera inequivocabile che il diritto all’integrazione mediante le ore di sostegno è un diritto soggettivo non condizionabile da vincoli economici o di organico. Un anno fa abbiamo intrapreso questo percorso, lungo e difficile, con 45 famiglie. Per cinque di queste, non appena circolò la voce della presentazione del ricorso collettivo, furono le stesse scuole di appartenenza a riconoscere le ore mancanti. Una prima ordinanza cautelare, poi, era arrivata lo scorso 10 gennaio sanando la situazione di 25 famiglie. E ora, con la sentenza del 5 maggio, si rende finalmente giustizia a tutti i ricorrenti». Così viene stabilito che per le disabilità gravi deve essere garantito il rapporto di un insegnante di sostegno per ogni alunno, mentre per le situazioni più lievi quello di un insegnante ogni due alunni disabili. Rapporto che andrebbe rispettato e previsto anche in sede di definizione degli organici di diritto invece di uniformare tutte le disabilità allo stesso livello. Non solo: il giudice ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno, nell’ordine di 1000 euro (da calcolare in proporzione alle ore mancanti rispetto al totale) per ogni mese di ritardo nella prestazione del sostegno. Una vittoria importante, dunque, che potrebbe aprire la strada a molti altri genitori. Certo, restano l’amarezza e l’assurdità di vedersi riconoscere un diritto a meno di un mese dalla fine dell’anno scolastico, con la paura che a settembre si debba ricominciare tutto da capo. «Il nostro obiettivo è che venga riconosciuta la continuità della sentenza». Perché questo rischio? Prendendo spunto da quello che hanno messo in piedi circa 600 famiglie romane, anche a Lucca i genitori si sono organizzati per presentare ricorsi collettivi, sempre guidati e difesi dall’avv. Tavernese. «La differenza sostanziale però – spiega Capasso – è che il Tar del Lazio ha potuto emanare la sentenza sulla base delle ore di sostegno fissate dall’Asl di riferimento di ogni ragazzo. Dunque, una sentenza che non ha alcun vincolo a livello temporale. Da noi, purtroppo, non è così: l’Asl di Lucca non fa la diagnosi funzionale, ma rimanda alle scuole l’individuazione del numero delle ore necessarie per ogni studente disabile. Numero che viene fissato di anno in anno, legando inevitabilmente la sentenza a un limite temporale». Possibile che non si possa fare diversamente? Intanto i genitori si godono il risultato ottenuto, invitando chiunque si trovi in una situazione simile a non restare isolato, a farsi sentire. «Perché – dicono – l’intento è quello di fare tanti ricorsi per non doverne più fare neanche uno».

di Nadia Davini

Fonte: Il Tirreno.it

19/05/2014