Emergenza studenti disabili Milano ai limiti di legge

Emergenza studenti disabili Milano ai limiti di legge

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Manifestazione di protesta a Pescara contro la manovra finanziaria. In piazza, per il funerale della disabilità, anche Mariarosa e Silvana, due madri senza lavoro perché non possono permettersi di lasciare i loro figli e costrette ad una vita di sacrifici

PESCARA – "Per ogni carrozzina c’è spesso una famiglia sacrificata. Spesso è una donna, "schiava", costretta a stare 24 ore al giorno con il suo malato. Queste famiglie, se toccano le pensioni di invalidità, non potranno più sopravvivere". Camillo Gelsumini coordinatore Uildm di Pescara, malato di distrofia muscolare e costretto su una sedia a rotelle, sa bene di cosa parla, conosce tante storie spesso nascoste tra le mura di una cosa, lontane dai riflettori. Sono quelle di madri, padri e figli, di famiglie di serie b che lottano ogni giorno per i diritti inalienabili sanciti dalla Costituzione, ma che non trovano applicazione nella vita di tutti i giorni: il diritto alla salute, all’assistenza sociale, all’istruzione. Nella manifestazione di oggi a Pescara le persone, oltre a portare la loro protesta sotto il palazzo della provincia, hanno portato anche le loro storie. Ne raccontiamo 2, guarda caso a parlare sono 2 donne, due madri di bambini disabili. Entrambe senza lavoro perché non possono permettersi di lasciare i loro figli, entrambe costrette ad una vita di sacrifici e lotte contro la scarsità di risorse investite nel sociale che già pesante gli anni scorsi.

Mariarosa è madre di 3 bambini. Uno di loro è affetto da tetraparesi spastica, vive su una sedia a rotelle e non può muoversi. La famiglia risiede nel comune di Cepagatti (Pe) che però non passa l’assistenza sociale ai disabili, ma solo agli anziani. Il bambino ha bisogno di assistenza e ogni tre mesi si ricovera in una clinica in Slovacchia, per circa trenta giorni, dove riceve delle cure speciali in un centro "Adeli" in cui si fanno terapie per paralisi celebrali fatte con tute spaziali, che però in Italia non sono riconosciute. Mariarosa racconta che è sempre una lotta ricevere dalla Regione il rimborso estero che alcune volte arriva, ma altre no. Il costo annuale dell’intero intervento si aggira intorno ai 30mila euro. Per sostenere le spese il marito arriva a fare 3 lavori, ma anche così le spese non sempre vengono coperto e così la famiglia si affida al buon cuore delle persone: a raccolte fondi e spettacoli di solidarietà. Il 14 settembre la famiglia partirà ancora una volta verso la Slovacchia, il ragazzo si sottoporrà ancora alle cure e quando tornerà dovrà andare a scuola: quest’anno frequenta la prima media, avrà bisogno di assistenza scolastica, e di ritorno dalla clinica Mariarosa dovrà tornare a lottare per il diritto all’istruzione del figlio.

Diana invece vive a Montesilvano, anche lei madre di 3 figli. Ha un bambino disabile al 100% e una figlia malata di diabete. Cerca un lavoro part-time, ma nessuno la vuole perché pare che avere persone disabili da accudire sia una discriminante nel mondo del lavoro. Una volta gratuito, il pulmino per il trasporto scolastico è diventato a pagamento, le ore di sostegno inoltre sono state ridotte. " Ai disabili – dice – non è rimasto niente di gratuito".  Il marito è un muratore a cui non vengono pagate le ferie: è stato fermo 3 settimana ed è come se non avesse lavorato. La famiglia ha un reddito annuo di circa 6 mila euro e ogni mese paga un canone di affitto di 550 euro. Andare avanti in queste condizioni è davvero impossibile. Lo hanno affermato con forza tutti coloro che oggi a Pescara hanno manifestato sotto la provincia e sfilato in corteo funebre davanti la bara delle politiche sociali, perché hanno voluto far capire a prefetto, amministratori locali e cittadini, che se muore l’assistenza sociale, moriranno anche tutti coloro che vivono grazie ad essa. (lc)

Fonte: superabile.it

01/09/2011