Lo rivela l’indagine Istat appena presentata. Oltre i due terzi delle persone con gravi limitazioni funzionali non fruisce di assistenza domiciliare. Percentuale più alta di giovani che restano in famiglia rispetto ai coetanei. Gli aiuti, quando ci sono, sono spesso insufficienti
ROMA – È la famiglia la prima forma di sostegno alle persone con limitazioni funzionali, secondo quanto emerge dal rapporto Istat presentato venerdì scorso. Non a caso, per i giovani con limitazioni è più difficile lasciare la casa dei genitori rispetto ai coetanei: abita ancora in famiglia il 92,2 per cento delle persone di 11-34 anni, contro il 67,8 per cento della popolazione generale. Lo stesso vale per gli anziani, che vengono riaccolti spesso in famiglia (19,6 per cento). Sulla famiglia si fa affidamento in caso di bisogno (83,1 per cento), ma da lei si riceve anche aiuto concreto (55). Eppure non basta. Il 7,6 per cento delle persone sostiene di non avere aiuti, ma ne avrebbe bisogno, e il 31,2 per cento di quelle che hanno aiuti ritengono di averne ulteriore bisogno. Sono circa 750 mila le persone che fruiscono di assistenza sanitaria a domicilio: si tratta soprattutto di persone con limitazioni gravi (29,9 per cento) e anziani (23,1 per cento). Ma una quota di oltre i due terzi delle persone con gravi limitazioni funzionali non ne fruisce affatto. L’assistenza sanitaria a domicilio si traduce con visite del medico di famiglia (83,1 per cento) e ricorso a personale infermieristico (24,9 per cento); più contenuto il ricorso a fisioterapisti (18,3 per cento) o altri medici (16,7 per cento). (Giorgia Gay)
Fonte: Superabile.it
19/12/2012