Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro

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La denuncia di una madre nel grossetano. “Ero contraria e l’ho scritto in una lettera”. La dirigente: farà un’escursione a maggio.

FIRENZE. «Andiamo in gita?», chiede Matteo (il nome è di fantasia) alla mamma. «Poi ci andremo», risponde lei distogliendo lo sguardo e cercando di cambiare discorso. Una domanda che, racconta la donna, Matteo pone ogni giorno da quando gli era stato annunciato che da lì a poco sarebbe andato in gita con i compagni di classe. Il bambino, che ha 13 anni, soffre di un disturbo autistico e, dice la mamma Adriana (anche questo è un nome di fantasia), «è stato escluso da due viaggi scolastici senza il mio consenso».

La prima giornata fuori porta si è già tenuta con i ragazzi di una media del grossetano che hanno visitato un capoluogo toscano. Il secondo si terrà a breve con una gita di un giorno nel senese. Un viaggio a cui parteciperà tutta la classe, tranne Matteo. «Vederlo a casa – dice la mamma – non è stato piacevole. Mi sento mortificata e distrutta emotivamente».

«Un’esclusione forzata – attacca Rachele Morini, l’avvocato della donna – la mamma di Matteo ha saputo della gita attraverso altri genitori che avevano ricevuto il foglietto da firmare come autorizzazione. Il piccolo ha gli stessi diritti degli altri bambini».

Ma dalla scuola, che fa parte di alcuni progetti nazionali perché tra le più attente e sensibile verso gli studenti disabili, viene respinta ogni accusa. «La scelta è stata presa in accordo dagli organi collegiali, dall’insegnante di sostegno, dagli altri insegnanti della classe e dai servizi sociali della Asl – spiega la dirigente scolastica – Quest’anno è stato deciso che Matteo facesse alcune uscite alternative per favorire la sua autonomia mentre per altre gite, troppo faticose perché con molte ore di pullman, è stato deciso di non fargliele fare. E anche la madre era d’accordo». Adriana ha incontrato gli insegnanti il 18 marzo scorso: «L’abbiamo informata dice l’insegnante di sostegno sul piano delle attività che avevamo programmato per il figlio con una terza gita, più accessibile, a cui avrebbe partecipato. E lei sembrava aver accettato».

Ma la mamma di Matteo racconta un’altra versione: «Mi sono sempre opposta fin dall’inizio – dice Adriana – anche quando dalla scuola mi hanno detto che come madre dovevo capire che non potevo privare altri ragazzi della classe della possibilità di andare in gita». La donna racconta di aver inviato, dopo il 18 aprile, una lettera scritta con cui chiedeva che Matteo fosse inserito tra i partecipanti delle due gite: «Non ho avuto più alcuna risposta, fino al 9 aprile, il giorno prima del viaggio, in cui mi informavano che mio figlio avrebbe partecipato soltanto ad un terza giornata fuori porta », a maggio.

«La scuola ha seguito questo bambino fin dalla materna – racconta la dirigente scolastica siamo stati sempre presenti nel suo sviluppo e abbiamo attivato per lui fin dal primo giorno un’integrazione che coinvolge tutti gli insegnanti oltre a quella di sostegno. Quando lei non c’è il piccolo resta a scuola anche con l’aiuto dei servizi sociali».

«Matteo è amato da tutto l’istituto – racconta poi l’insegnante di sostegno – sono con lui da settembre e abbiamo fatto insieme diverse attività. Ma un viaggio molto stressante in autobus non serve alla crescita, il bambino può comprendere e apprezzare tutto ma bisogna utilizzare gli stimoli adatti».

Fonte: La Repubblica.it

15/04/2014