la lettera.
Non sono contrario alla bocciatura tout court, infatti sostenevo, unico in famiglia e nella scuola…, che alla primaria mio figlio dovesse essere fermato, che non sarebbe stata una tragedia, che forse gli sarebbe servito maturare un pò di più. Lui e la sorella gemella sono stati mandati alla primaria nel tempo giusto, sia mia moglie che io eravamo assolutamente contrari a far "perdere" loro un anno di spensieratezza e di infanzia. Ad un certo punto iniziò a portare a casa diario e quaderni intonsi, dove al massimo riportava la data del giorno. Niente consegne, niente compiti, niente di niente. Cominciò l’incubo: le maestre sostenevano che se fosse stato inserito in una classe meno performante non avrebbe avuto problemi…, ma cosa vuol dire "meno performante" per un bambino di prima o seconda elementare? Fummo indirizzati ad una clinica della nostra città, Pavia. Una clinica famosa, dove fu sottoposto ad un day hospital e ad un ciclo di sedute neuropsichiatriche che appurarono solo qualche difficoltà attentiva, capacità nella norma. Bene, ci dicemmo, abbiamo un figlio fancazzista, negligente, svogliato, occorre raddrizzarlo. Non nascondo che le punizioni fioccarono. Senza risultati. Arrivammo in prima media, dopo che le promozioni si susseguirono anno dopo anno, perché appunto non si poteva bocciare, almeno così dicevano le maestre. Del caso di Landriano non conosco i particolari, ovviamente, se non quelli scritti sul giornale. Però, l’articolo mi ha risvegliato ricordi mai sopiti, insieme ai sensi di colpa. Mi domando: perché quei bimbi sono rimasti indietro? Non ci possono essere dei motivi particolari, non indagati, non sospettati come nel caso di mio figlio? Possibile che se in una classe c’è un bambino (o come in questo caso più bambini) che rimane indietro, alle maestre non venga in mente che forse c’è qualcosa che non va? Può darsi che quei bimbi siano stati mandati a scuola in anticipo. Può darsi che siano veramente ancora immaturi per la primaria, non posso saperlo… Ma sarebbe doveroso chiedersi per quale motivo questi bambini non abbiano raggiunto gli obiettivi prefissati. In un sistema "binario" scuola-bimbo (passatemi l’approssimazione), se uno dei due elementi è carente, forse l’altro non è riuscito (nel caso dei bimbi bocciati) a modulare l’insegnamento utilizzando un metodo alternativo o delle strategie specifiche. Forse, dico forse, il sistema scuola non ha capito il problema di questi bambini e ha preferito liquidarli. Più semplice, più comodo, meno faticoso. Mio figlio ha sviluppato in tutti gli anni della primaria un’avversione totale alla scuola, tanto che ora, che sta affrontando gli esami di terza media, sta facendo molta fatica e non ha nessuna voglia di studiare. Beh, grazie ad una "ispirazione" che ci ha fatto contattare un gruppo di Milano, del San Paolo, abbiamo scoperto che nostro figlio è affetto da "DSA", disturbi specifici di apprendimento. E’ disgrafico e discalculico, cioè ha difficoltà sul versante della scrittura e del calcolo. Forse non avete mai sentito parlare di dislessia, discalculìa, disortografìa e disgrafìa o forse avete sentito parlare solo di dislessia. Questi disturbi sono di origine neurobiologica, non sono malattie inguaribili, ma non possono scomparire, possono solo essere compensati con vari metodi e strategie, ma soprattutto vanno profondamente capiti ed intimamente accettati. Un esempio: se togliessimo ad una persona miope gli occhiali e la obbligassimo a leggere un testo piccolo, probabilmente questa persona avrebbe delle difficoltà grosse. Se insistessimo, magari arrabbiandoci, probabilmente scateneremmo in quella persona, rabbia, frustrazione, smarrimento, fors’anche la voglia di non leggere più.La differenza tra un miope ed un DSA è che se il primo risponde a certi parametri anagrafici e di salute oculare/generale e se non ha altri disturbi che impediscono la correzione chirurgica della miopìa, appunto con una operazione relativamente semplice può guarire dalla sua condizione. Un DSA non può essere sottoposto a nessuna operazione chirurgica o trattamento farmacologico per la sua difficoltà di apprendimento. Tutto sta a trovare la chiave giusta per entrare in quella particolare serratura. E’ qui la sfida. Certo che fino a quando docenti e dirigenti continueranno a ragionare, a priori, in termini di lentezza del bambino, di svogliatezza e di negligenza senza compiere anche solo un piccolo passo avanti verso un cambiamento mentale e culturale, non si arriverà mai da nessuna parte. Mi onoro di appartenere da due anni all’Associazione Italiana Dislessia, dove, negli incontri periodici ho potuto imparare molto sui DSA (e molto ancora devo imparare) e confrontarmi con altri genitori che hanno gli stessi problemi che abbiamo dovuto affrontare mia moglie ed io. Per questo mi sento di affermare agli insegnanti ed ai dirigenti, ma anche ai genitori che magari possono nutrire qualche sospetto di DSA: non abbiate paura di chiedere, di informarvi; contattate i vertici della vostra sede di riferimento, sapranno darvi una mano ad affrontare meglio queste delicate situazioni. Per il bene dei vostri bimbi, per il vostro bene.
di Marco Agnoletti
Fonte: La Provincia Pavese
19/06/2012