I figli “arretrati” che la scuola rifiuta

I figli “arretrati” che la scuola rifiuta

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BOLOGNA. F. abita in una casa popolare al Pilastro. Ha un bambino con una disabilità motoria, che si sposta su sedia a ruote. La casa le è stata assegnata quando suo figlio era ancora piccolo e lei non aveva difficoltà a prenderlo in braccio per superare la piccola rampa di scale per arrivare all’ascensore. Ora che è cresciuto sollevarlo di peso è diventato difficile. “Solo nell’ultima settimana ci sono stati segnalati 3 casi come questo – racconta Ivano Trentini del Sunia, il sindacato unitario inquilini e assegnatari – in cui gli alloggi pubblici non sono più adatti in seguito al cambiamento della situazione familiare”. Nella Giornata mondiale per i diritti delle persone con disabilità, il Sunia denuncia il permanere di innumerevoli barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati, “una giungla, con disagi per centinaia di persone”. Ovviamente, non tutte le disabilità sono uguali. A volte è sufficiente avere a disposizione un ascensore. In altri casi le difficoltà crescono con l’invecchiamento. Esistono alloggi pubblici totalmente accessibili, con spazi, servizi, ascensori a piano terra e sanitari adattati, “ma si tratta di interventi recenti e sono meno di un centinaio, di cui una ventina in Bolognina, sfitti da anni – continua Trentini – Sono, invece, molti gli edifici senza ascensore o in cui l’ascensore non arriva al piano”. È possibile però fare domande per cambiare alloggio. “La graduatoria per il cambio è più corta di quella per chi fa domanda per la prima volta per una casa pubblica, qualche migliaia di persone – spiega Trentini – ma sono pochi gli alloggi ripristinati a disposizione, tanto che i tempi di attesa possono essere lunghi e non certi”.

Mancanza di ascensore. Ascensori inaccessibili per le sedie a ruote. Rampe di scale per arrivare all’ascensore o al piano. Servizi igienici non adattati. Alloggi con spazi angusti. Assenza di spazi handicap nelle zone cortilive. È la “giungla di barriere architettoniche” in cui si trovano a vivere centinaia di persone con disabilità, sia negli alloggi pubblici che in quelli privati. “Tre gradini per chi è in sedia a ruote o ha difficoltà di deambulazione, sono come le sbarre di un carcere – dice Trentini – mortificano le persone e impediscono loro di essere liberi quanto gli altri”. Oltre alle barriere architettoniche ci sono quelle economiche. “Nell’edilizia residenziale pubblica sono terminate le risorse per gli ascensori e l’installazione dei servoscala, considerati costosi e poco usati – continua Trentini – e le modifiche ai servizi sanitari sono limitate solo a chi ha un’invalidità al 100%, ma sono tanti i casi di persone anziane, over 80, magari obese, con invalidità al 70% che non sono in grado di sostenere le spese per adattare il bagno del proprio alloggio”.

A questo si aggiunge poi la proposta del governo di modificare l’Isee, assimilando l’indennità di accompagnamento e gli assegni sociali agli altri redditi da lavoro. “Si sommano i redditi e non si detraggono gli oneri per la disabilità, facendo apparire i disabili più ricchi di quello che sono”, afferma Trentini. Nell’edilizia privata, il Sunia considera positiva la modifica di alcune norme del regolamento condominiale, “anche se – conclude Trentini – si tratta di norme che resteranno inevase se non ci saranno finanziamenti per ristrutturazioni e superamento delle barriere”.

Fonte: Redattore Sociale.it

06/12/2012