I TAR continuano a reintegrare le ore di sostegno

I TAR continuano a reintegrare le ore di sostegno

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Un rapporto della Commissione Ue ha registrato progressi costanti nei Paesi membri per la protezione della salute dei cittadini, con differenze significative tra i vari Stati. In Italia passi avanti importanti dopo lo stop alle sigarette nei locali pubblici di otto anni fa, ma in ufficio è più difficile fare rispettare il divieto

BRUXELLES – Negli ultimi anni gli Stati membri dell’Ue hanno compiuto progressi costanti per proteggere i propri cittadini contro il fumo passivo. Lo rivela un rapporto appena pubblicato dalla Commissione europea, che sottolinea che la percentuale di persone esposte al fumo passivo nei bar è crollata dal 46% del 2009 al 28% del 2012. In Italia, dove la legislazione antifumo è in vigore dal primo gennaio 2005, per l’Eurobarometro 2012 l’esposizione al fumo passivo nei bar nell’ultimo semestre è stata dell’11%, nei ristoranti del 7%, mentre schizza al 41%, anche se "occasionalmente", sul posto di lavoro.

Il commissario alla Salute Borg: "Intensificare gli sforzi". Il rapporto della Commissione si basa sulle informazioni fornite dai 27 Stati membri e fa seguito alla raccomandazione del 2009 che ha sollecitato i governi ad adottare e implementare leggi volte a garantire la protezione dei propri cittadini dal fumo passivo nei locali pubblici al chiuso, nei luoghi di lavoro e sui mezzi del trasporto pubblico. "Il report mostra che su questo fronte sono stati compiuti progressi costanti e significativi – conferma il commissario alla Salute, Tonio Borg – La situazione, però, varia in misura sensibile tra i vari Stati e resta ancora molto da fare. Invito tutti gli Stati membri a intensificare gli sforzi per applicare la legislazione vigente e mi congratulo con quelli che hanno già adottato norme efficaci contro il fumo".

Nessun impatto economico negativo per bar e ristoranti. Le preoccupazioni legate a un possibile effetto negativo della messa al bando del fumo per i ricavi di bar e ristoranti vengono ridimensionate dal rapporto, che mostra che l’impatto economico delle nuove norme a protezione della salute dei cittadini è stato limitato, neutro o addirittura positivo nel corso del tempo. Alcuni Stati, però, sono in grave ritardo nel varo di una legislazione antifumo o nella sua concreta applicazione.

In sette anni nella penisola 22mila controlli e 1.478 sanzioni. In base ai dati raccolti da Bruxelles, in Italia tra il 2005 e il 2011 sono stati effettuati complessivamente 22mila controlli, che si sono tradotti in 1.478 sanzioni. Tra queste, 554 per aver fumato dove era non era permesso e 924 per non aver applicato correttamente il divieto di fumo, nel caso per esempio della mancanza o irregolarità dei cartelli di avviso o per spazi destinati ai fumatori non a norma. Il nostro Paese ha anche segnalato alla Commissione di avere riscontrato difficoltà nel far rispettare il divieto di fumo in luoghi specifici come prigioni, ospedali psichiatrici, ricoveri e negli spazi pubblici all’aria aperta.

Tra gli effetti positivi la riduzione degli infarti. Belgio, Spagna e Polonia sono citati dal rapporto come esempi di Paesi in cui l’adozione di una nuova legislazione ha determinato un crollo molto significativo del tasso di esposizione al fumo passivo in un breve arco di tempo, con effetti positivi e immediati sulla salute che includono una riduzione dell’incidenza degli infarti e un miglioramento della salute dell’apparato respiratorio. Il rapporto della Commissione Ue, inoltre, sottolinea che il sostegno dell’opinione pubblica alle leggi antifumo è molto alto in tutta Europa. (Fonte: Inail.it)

Fonte: Superabile.it

28/02/2013