SASSARI «Parlare di disabilità, nel nostro paese, vuol dire, purtroppo, parlare di diritti negati». È quanto dichiarato da Francesca Arcadu, presidente della Uildm di Sassari, in apertura del convegno “Esclusione sociale, impoverimento e disabilità: quali politiche?”. Una frase tanto forte quanto vera, che racchiude un disagio profondo. Ad arricchire la tavola rotonda, a cui hanno partecipato l’assessore comunale alle Politiche sociali, Michele Poddighe e alcuni rappresentanti dei Plus, la relazione fornita da Carlo Giacobini, massimo esperto nazionale di politiche contro la disabilità e direttore della HandyLex.org. Un interessante rapporto concentrato sulle misure atte a migliorare l’accessibilità e le pari opportunità, promuovere la partecipazione e l’inclusione, far crescere il rispetto per l’autonomia e la dignità delle persone con disabilità. Ed anche le azioni per creare ambienti più favorevoli, sviluppare servizi di riabilitazione e di sostegno, garantire una protezione sociale adeguata, creare politiche e programmi inclusivi. «L’insufficienza delle politiche di supporto verso chi assiste un familiare disabile per esempio, oltre a comportare un sovraccarico emotivo, può determinare un impoverimento maggiore visto che a stare male saranno ben due persone, il caregiver e il malato – spiega Giacobini -. La povertà ci depriva della possibilità di accedere ai servizi e di condurre un’esistenza dignitosa. E tutto diventa più feroce quando la vittima del sistema è un disabile. Lo scarso livello di scolarizzazione e la crescente dispersione scolastica inoltre, possono diventare un pericoloso alibi per praticare e giustificare un’ennesima forma di discriminazione: l’esclusione dal mercato del lavoro degli adulti con disabilità». Per queste persone si è accertato un tasso di disoccupazione pari al doppio di quello rilevato nel resto della popolazione in età lavorativa. Inoltre nelle ipotesi migliori, e cioè nel caso di occupazione, le persone con disabilità, a parità di produttività e di competenze con i lavoratori normodotati, hanno in genere retribuzioni più basse. La mancanza di adeguate politiche e di azioni di sensibilizzazione culturale determina il perverso passaggio dalla disabilità alla povertà. Ma vale anche la relazione inversa. La povertà determina o acuisce le condizioni di disabilità. «È necessario inventare futuro – suggerisce l’assessore Poddighe – perché nonostante gli sforzi fatti dalla nostra amministrazione per abbattere le barriere architettoniche, ancora tanto ci sarebbe da fare per azzerare le disuguaglianze e l’esclusione sociale». È doveroso sottolineare che negli ultimi tre anni, nella sola città di Sassari, sono stati realizzati oltre 500 scivoli per disabili e compiuta la rete museale Thamus priva di ostacoli per chi si trova su una sedia a rotelle. La domanda da porsi è semplice: perchè nel nostro paese diritti di cittadinanza e sociali non trovano accoglienza? Le persone con disabilità grave e le anziane, non autosufficienti, di fronte al diniego dei comuni, possono solo affidarsi all’amorevole sostegno dei familiari; se i familiari non ci sono si aprono le porte dell’inferno. Gli interventi di contrasto alla povertà e di sostegno ai redditi bassi delineano un nuovo impianto di politica sociale con meno servizi e più voucher; mancano solo i buoni per i “viaggi della speranza” e la pacca sulla spalla, visto che il vizio della carezza sulla testa e il “poverino” resistono.
Fonte: La Nuova Sardegna.it
03/10/2012