Adottata dall’Organizzazione internazionale del lavoro nel 2011, ora è legge internazionale vincolante e riguarda almeno 53 milioni di persone. Il loro numero è in costante aumento ed è formato per l’83% da donne, cui vanno sommati i circa 10 milioni e mezzo di minorenni impiegati nelle stesse mansioni
GINEVRA – Condizioni di lavoro difficili, sfruttamento, abusi. Questi alcuni dei problemi con cui devono confrontarsi quotidianamente molti lavoratori domestici. In tutto il mondo sono almeno 53 milioni, un numero in costante aumento formato per l’83% da donne, cui vanno sommati i circa 10 milioni e mezzo di minorenni impiegati nelle stesse mansioni. Per promuovere i loro diritti, nel 2011 l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha adottato la Convenzione 189, entrata in vigore lo scorso 5 settembre come legge internazionale vincolante, che prevede orari ragionevoli, riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive e informazioni chiare sulle condizioni di impiego.
L’Italia tra gli otto Stati che l’hanno già ratificata. L’Italia figura tra gli otto Stati che finora hanno ratificato la Convenzione, insieme a Bolivia, Mauritius, Nicaragua, Paraguay, Filippine, Sud Africa e Uruguay. Il processo di ratifica è in corso anche in molti altri Paesi, tra cui Germania e Costa Rica, mentre alcuni Stati dopo l’adozione della Convenzione hanno approvato nuove leggi o regolamenti per migliorare i diritti del lavoro e i diritti sociali dei lavoratori domestici. È il caso di Venezuela, Bahrain, Filippine, Thailandia, Spagna e Singapore. Riforme legislative analoghe, inoltre, sono state avviate anche in Finlandia, Namibia, Cile e negli Stati Uniti.
Oltre il 25% escluso da qualsiasi forma di protezione. La Convenzione appena entrata in vigore, insieme alla Raccomandazione 201 che la accompagna, rappresenta un significativo riconoscimento del valore economico e sociale del lavoro domestico e un’esortazione ad affrontare il problema rappresentato dall’esclusione di chi lo svolge dalle forme di protezione sociale. Secondo uno studio dell’Ilo pubblicato in gennaio, i lavoratori domestici, infatti, spesso sono impiegati in abitazioni private senza chiari contratti di impiego, sono esclusi dal campo di applicazione della legge e dal diritto nazionale del lavoro, con stipendi inferiori rispetto ai lavoratori che svolgono mansioni simili, anche se lavorano più ore. In particolare, solo il 10% è risultato essere coperto dalle leggi nazionali sul lavoro nella stessa misura garantita agli altri lavoratori, mentre oltre un quarto è completamente escluso da qualsiasi forma di protezione legislativa.
"Un punto di partenza per l’elaborazione di nuove politiche". Per Manuela Tomei, direttrice del dipartimento Ilo sulle condizioni di lavoro e l’uguaglianza, le iniziative intraprese dai vari Stati dimostrano che "la Convenzione e la Raccomandazione hanno già cominciato a giocare il loro ruolo di catalizzatori del cambiamento, fungendo da punto di partenza per l’elaborazione di nuove politiche che riconoscono la dignità e il valore del lavoro domestico in un numero sempre maggiore di Paesi". Per Tomei, l’entrata in vigore della Convenzione è un "segnale potente" inviato ai milioni di lavoratori domestici di tutto il mondo ed è auspicabile che spinga anche "sempre più Stati membri dell’Ilo a impegnarsi per la protezione dei loro diritti".
Fonte: Superabile.it
17/09/2013