Lo dice il rapporto Sanità in cifre: "Oltre un milione di anziani vivono da reclusi. Quasi nullo il sostegno dei dottori". Nessuno degli intervistati assume un farmaco analgesico. Abbondano, invece, i farmaci antinfiammatori non steroidei
ROMA – La classe medica è quasi totalmente impreparata di fronte al problema del dolore. La bocciatura senza appello arriva da FederAnziani che ha presentato oggi i risultati del suo ultimo studio "Sanità in Cifre" realizzato su un campione di 562 anziani per sondare il livello di conoscenza del problema "dolore", accertarne la diffusione e capire quali risposte siano attualmente garantite da parte dei medici. Ben poche, stando ai dati forniti dalla federazione. Infatti oltre la metà degli intervistati (58%) riferisce un dolore, costante o saltuario, nell’arco della giornata. Il 38% del campione riferisce un dolore di intensità superiore a 6 della scala analogica di visualizzazione (V.a.s. range 0-10), cioè un dolore "invalidante", nel 5% dei casi superiore a 8, quindi "totalmente invalidante".
"Rispetto al problema del dolore i medici italiani vanno bocciati senza appello – dichiara il presidente di FederAnziani, Roberto Messina – Un anziano su due soffre di un dolore cronico, persistente, che limita, nel 12,5% dei casi, ogni autonomia negli atti della vita quotidiana; in base ai dati in nostro possesso, un anziano su dieci necessita di assistenza continua per svolgere le basilari attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, mangiare, mentre è preclusa ogni possibilità di movimento autonomo, di spostamento dalla propria abitazione, di socializzazione. Insomma – prosegue Messina – stimiamo che 1.200.000 anziani siano reclusi agli arresti domiciliari, senza possibilità di condono o amnistia. E cosa viene fatto per questi condannati?".
La risposta viene cercata nel medico di famiglia dalla maggioranza degli intervistati (76%) che gli si rivolge per un aiuto terapeutico, mentre solo il 10% ricorre allo specialista algologo. E quale aiuto ricevono questi pazienti? Tanto per cominciare nessuno degli intervistati assume un farmaco analgesico. Abbondano, invece, i farmaci antinfiammatori non steroidei che, se consentono da un lato una remissione del dolore, sebbene temporanea, dall’altro sono gravati da complicanze, nell’uso prolungato, anche severe. In particolare, l’uso dei Fans in associazione a terapie anticoagulanti o antiaggreganti può condurre ad eventi emorragici anche letali, sostiene l’associazione. Eppure quasi metà della popolazione anziana assume farmaci di tale classe, e il 64% del campione dell’indagine utilizza Fans quotidianamente. In base a tali dati il 25% della popolazione anziana risulta essere a rischio di eventi emorragici anche gravi.
Quanto alla percezione del sostegno ricevuto dalla classe medica, la maggior parte degli intervistati ritiene che il problema del dolore non riceva la dovuta attenzione: meno di un quinto del campione ritiene di ricevere attenzione da parte del personale medico e infermieristico, mentre la restante parte del campione è convinta che i medici non prestino sufficiente ascolto e che il loro problema non interessi a nessuno."Sicuramente la nostra indagine non è esaustiva – conclude Messina – ma fotografa una situazione reale di sottostima del problema da parte degli operatori sanitari e di disinformazione degli utenti in merito alla propria salute. Formazione quasi nulla per i medici, poca diffusione dei trattamenti domiciliari e mancanza di reparti nelle strutture pubbliche sono i deficit che allontanano il nostro Paese dalla realtà europea e mondiale. Occorre lottare ancora per abbattere i molti ostacoli che hanno bloccato e bloccano la diffusione della terapia del dolore in Italia, dove una fetta sempre più consistente della popolazione è anziana e quindi toccata da questo problema".
Fonte: Superabile.it
30/11/11