Le Residenze Sanitarie Assistenziali, strutture di tipo extra-ospedaliere, che fanno parte dei servizi territoriali di primo livello, accolgono persone disabili, non curabili a domicilio, affette da patologie neurologiche e psichiatriche ormai stabilizzate.
Come prevede il Legislatore, le RSA sono finalizzate a fornire accoglienza, prestazioni sanitarie e soprattutto recupero funzionale e sociale, tant’è che l’obiettivo primario è la massima realizzazione dell’integrazione dell’individuo disabile, attraverso interventi sociali e sanitari, la creazione di un ambiente familiare tra persone e ospiti, frequentazione di luoghi pubblici per creare relazioni interpersonali, il coinvolgimento della famiglia del paziente in tutte le attività svolte, la formazione e l’aggiornamento del personale per il raggiungimento degli obiettivi. “Per effetto del DPR 24/05/2010, relativo alla riorganizzazione per soggetti fragili – spiega l’avv. Corrado Labisi, rappresentante legale dell’Istituto Medico Psico-pedagogico “Lucia Mangano” – i tempi di permanenza nelle RSA non possono superare i 12 mesi consecutivi, per cui nel caso della RSA “Lucia Mangano” per tutti i soggetti non è stata più concessa l’autorizzazione alla prosecuzione del trattamento in regime di ricovero, prevedendosi per gli stessi, in base al succitato Decreto, il trasferimento in altre strutture socio-sanitarie idonee a garantire una continuità del percorso terapeutico intrapreso. “A questo punto sorge spontanea una domanda – continua – quali saranno le conseguenze a cui questi soggetti, psichicamente ed emotivamente fragili, andranno incontro una volta trasferiti coattivamente (senza l’assenso dei familiari o di chi ne esercita la tutela), in altra, o peggio ancora, in altre strutture assistenziali, ovvero case protette?” […]
Fonte: Disablog.it
13/10/2011