Io e il mio lavoro da assistente sessuale

Io e il mio lavoro da assistente sessuale

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Un’esperienza di autonomia che sta già dando frutti: diminuiscono ansia e gesti incontrollati, aumenta la concentrazione. Tra i prossimi progetti della onlus organizzatrice, "L’emozione non ha voce", attraversare a cavallo l’Italia centrale fino all’Appennino emiliano

ROMA – Ventinove in tutto, 11 ragazzi con autismo dai 15 anni in su, 3 "cavallari", 2 psicologi e un medico, operatori e alcuni padri. Quando raggiungiamo al telefono la compagnia dei cavalcanti che da domenica percorre il tragitto Lazio-Umbria che li porterà sabato alla Università della musica di Mogol, hanno percorso 13 chilometri in sella. Sono tra Magliano Sabina e Orte e costeggiano il percorso del Freccia Rossa, elogio della velocità nostrana. Pranzo al sacco come sempre e ora, di pomeriggio, lasciati i cavalli sono in piscina in agriturismo. Si cena con cibi preparati in casa e torte, poi a dormire. Ieri hanno perfino guadato il fiume Treia e domattina alle 11 il sindaco di Orte pare li accolga con gli sbandieratori. "Io li ho visti partire e li vedo ora, mi accorgo che sono sempre più concentrati, hanno sempre meno stereotipie, meno gesti incontrollati. Certo è una prova che affatica questi ragazzi, ma sono più concentrati e contestualizzati, cioè meno isolati dalla realtà". Le parole sono di Corrado Sessa, presidente dell’associazione "L’emozione non ha voce" onlus che organizza l’iniziativa e padre di uno dei ragazzi, che si occupa della logistica del percorso e va e viene da Roma. "Abbiamo anche notato che si responsabilizzano. Loro non sono incapaci. Va loro data fiducia e vanno lasciati anche sbagliare. Devono stare attenti, stanno sul cavallo, entrano in rapporto forte con l’animale. Imparano anche a tenere la distanza da chi li precede. Un operatore gli sta sempre al fianco, ma in alcuni momenti vanno al passo da soli". Di mattina i ragazzi puliscono il cavallo e aiutano anche a dargli da mangiare, prima di salire in groppa con l’aiuto di una scaletta. A turno di riposano, quattro alla volta, su un calessino che segue la rotta. "La nostra era una scommessa e una sfida – ci dice Sessa -: nessuno ha chiesto di voler tornare a casa, e così è stato dalla prima sera. Nessuno ha pianto cercando la mamma. Questo significa che è un’esperienza che possono affrontare, comunque con persone, esperti e operatori, che già conoscono da tempo".

C’è poi il legame con il cavallo: Alberto, un giovane che verbalizza pochissimo, ha un’empatia e un affetto forti nei confronti di questo animale. "Quando arriva li bacia tutti, e questo gli dà gioia, è una persona perfettamente contestualizzata in questo ambiente e in questa esperienza" racconta  Sessa. Anche Gianluca Nicoletti, padre di uno dei cavalcanti e giornalista che racconta ogni giorno l’impresa sulla Stampa, sottolinea che "per loro sembra la cosa più naturale del mondo, la persona autistica ha un senso della natura innato". Suo figlio Tommy quando è a casa dopo pranzo salta sul divano e si deve escogitare ogni volta cosa fare, invece qui appare più tranquillo. Chi dorme poco qui dorme perché la fatica concilia il sonno, e la sera si mangia di buon appetito, perfino chi in genere ha problemi su questo fronte. E poi c’è lo straordinario ambiente naturale che attraversano, immagini profumi suoni colori diversi che si imprimono nella mente e non potranno non lasciare segno.

Tutto questo accade mentre i loro coetanei si stanno preparando per rientrare a scuola. "Per gli autistici cos’è la scuola? – si chiede Nicoletti -. Camminare per i corridoi per mano a un assistente che ha paura che ti fai male o ti butti dalla finestra". Ed anche a questo vuol servire la cavalcata: ad accendere l’attenzione su una patologia che spesso non è facile da gestire e da prendere in carico da parte della collettività.

Intanto il viaggio continua. Ad Avigliano Umbro il maestro Mogol li accoglierà sabato e forse farà anche un tratto di cavalcata con gli undici ragazzi. Il presidente dell’associazione "L’emozione non ha voce" intanto ci confida un progetto: fare un giorno il tragitto Roma-Milano a cavallo con questi ragazzi, l’inverso che fece la mitica coppia Mogol-Battisti nel 1970. Nel frattempo si punta ad attraversare a cavallo l’Italia centrale fino all’Appennino emiliano. (Elisabetta Proietti)

Fonte: Superabile.it

04/09/2013