Non ricordo sia successo nulla di simile nello scenario della narrativa italiana, la disabilità che si impone come genere letterario. Certo, libri di narrativa sul tema ne sono sempre stati pubblicati (come dimenticare "Nati due volte" di Pontiggia e molti altri), ma da un paio di anni a questa parte il patrimonio narrativo su questo fronte si è rimpolpato e per alcuni testi sono arrivati anche consensi di critica e di pubblico: "Zigulì" di Massimiliano Verga (Mondadori), "Se ti abbraccio non aver paura" di Fulvio Ervas (Marcos y Marcos), "Una notte ho sognato che parlavi" di Gianluca Nicoletti (Mondadori).
È evidente che non si tratta più solo di libri per "addetti ai lavori" o per persone che vivono più o meno la questione da vicino. Forse che, attraverso la narrativa, la disabilità sia diventata una questione che si comincia a percepire come una questione che interessa tutti? Magari! Ma forse è ancora un po’ presto per dirlo, misureremo eventualmente questa realtà, sul lungo periodo, e non sugli indici di vendite.
La narrativa assolve tantissime funzioni per i lettori: fare evadere, fare riflettere, fare sognare, fare conoscere, fare percepire altri mondi, altre esistenze, ecc. Cosa vi hanno suscitato questi libri, se li avete letti? Li leggereste? Cosa vi hanno detto le persone che li hanno letti e che magari non hanno mai affrontato le questioni della disabilità?
Fonte: Superabile.it
17/04/2013