La mia vita da paraplegico

La mia vita da paraplegico

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«Strano Paese l’Italia dei giorni d’oggi – scrive nella sua appassionata analisi la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – dove c’è chi ci si erge a difesa della vita, pretendendo di obbligare una persona a sopravvivere attaccata a dei tubi e a delle macchine, subendo sofferenze atroci o priva di funzioni cerebrali, ma nel contempo non si riconoscono i diritti di Cittadini alle persone con disabilità che vorrebbero poter sviluppare un proprio progetto di vita, ma a cui, se va bene, viene concesso "un aiuto" dalla pietà di questa società». «È quindi giunto il momento – è la conclusione – di provare, con fatica, a ricostruire un futuro meno oscuro, a ricucire una coesione sociale condivisa, a rimettere in piedi un welfare degno di un Paese civile, in cui tutti i Cittadini abbiano pari dignità e diritti e in cui essere una persona con disabilità non significhi essere additato come "un peso", ma come una risorsa per lo sviluppo economico e civile dell’Italia»

«"Grazie" ai tagli agli Enti Locali – ha dichiarato Pietro Barbieri, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), una persona su tre perderà i servizi sociali e "grazie" alla riforma assistenziale, un’altra persona su tre perderà l’indennità di accompagnamento. Senza considerare l’effetto dei tagli sulle agevolazioni fiscali che peserà su milioni di famiglie italiane». Basterebbero queste affermazioni per spiegare la situazione "da girone dantesco" in cui si trovano a vivere, oggi in Italia, le persone con disabilità e i loro familiari.

Dal 2008 a oggi il Governo ha tagliato oltre l’87% dei fondi sociali, a cui si devono aggiungere i tagli agli Enti Locali, quelli alla scuola ecc. ecc. Con le prossime riforme del fisco e dell’assistenza [Disegno di Legge Camera n. 4566, N.d.R.], poi, il Governo stesso si è posto l’obiettivo di recuperare 40 miliardi di euro. Ma essendosi giocati la "clausola di salvaguardia" dell’aumento dell’IVA, l’unica possibilità di racimolare un po’ di euro è quella di tagliare sugli assegni di accompagnamento, sulle pensioni di reversibilità e sulle deduzioni e detrazioni fiscali… oltre questi tagli rimarrà il nulla! E tuttavia la realtà è ancora più complessa e preoccupante di quanto possa apparire. Non si tratta, infatti, di una mera questione di freddi numeri economici, bensì di una vera e propria involuzione culturale e civile che sta colpendo il nostro Paese.

La Storia ci insegna che in occasione di gravi crisi economiche, in tutte le civiltà il tessuto civico e la coesione sociale – anche nei Paesi di più lunga tradizione democratica – tende a disgregarsi. E la caccia allo stigma sociale delle categorie a più alto tasso di emarginazione diventa reale. Poco importa se di volta in volta questi si chiamino "stranieri", "ebrei", "zingari" o "handicappati", ma quello che conta è che queste "categorie" – dietro cui si perde la soggettività di essere Persone o Cittadini – sono quelle per cui si devono spendere soldi quando gli stessi si potrebbero usare per il tessuto produttivo del Paese… E la controprova sta nel fatto che la notizia di un dentista che evade oltre 7 milioni di euro di tasse passa quasi inosservata sulle pagine dei giornali o in TV, mentre se la Finanza e non l’INPS scopre il famigerato "cieco che guida", ecco che scatta la campagna mediatica sui "falsi invalidi", basata sui falsi dati – sì, falsi dati -dell’INPS e sui tanti luoghi comuni del qualunquismo culturale di cui si nutre l’informazione di questo Paese. Già, strano Paese l’Italia dei giorni d’oggi, dove c’è chi ci si erge a difesa della vita, pretendendo di obbligare una persona a sopravvivere attaccata a dei tubi e a delle macchine, subendo sofferenze atroci o priva di funzioni cerebrali, ma nel contempo non si riconoscono i diritti di Cittadini alle persone con disabilità che vorrebbero poter sviluppare un proprio progetto di vita, ma a cui, se va bene, viene concesso "un aiuto" dalla pietà di questa società.

A fronte di questa situazione e in nome della storia di civiltà e di emancipazione sociale dell’Italia e degli Italiani, oggi non è più possibile stare in mezzo al guado, nascondendosi dietro a un’apoliticità di comodo. Non è una questione di destra o di sinistra, ma di un Governo che governi rispettando i princìpi Costituzionali e le leggi di questo Paese. E quindi bisogna iniziare a dire con forza che oggi è giunto il momento invece di provare, con fatica, a ricostruire un futuro meno oscuro, a ricucire una coesione sociale condivisa, a rimettere in piedi un welfare degno di un Paese civile, in cui tutti i Cittadini abbiano pari dignità e diritti e in cui essere una persona con disabilità non significhi essere additato come "un peso", ma come una risorsa per lo sviluppo economico e civile dell’Italia.

di LEDHA – Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità.

Fonte: superando.it

29/09/2011