Le associazioni di familiari di soggetti autistici protestano contro la collocazione nosografica dell’autismo tra le psicosi all’interno dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Rivendicano l’autonomia di questo disturbo rispetto alle altre patologie
ROMA – Le associazioni di familiari di soggetti autistici protestano contro la collocazione nosografica dell’autismo tra le psicosi all’interno dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea). Rivendicano l’autonomia di questo disturbo rispetto alle altre patologie anche in nome di quella unitarietà di diagnosi che accompagna i soggetti con autismo per tutta la vita. Dalle famiglie arriva quindi la sollecitazione ad emanare quanto prima le nuove linee guida per l’autismo, considerando che nelle precedenti manca la prospettiva della continuita’ nel tempo, fermandosi all’adolescenza. "La linea guida 21 non tiene conto della necessita’ dell’inserimento dei giovani autistici adulti e del necessario e corrispondente cambio di approccio terapeutico che deve esserci nel passaggio dal bambino all’adolescente e dall’adolescente all’adulto", commentano le associazioni.
Sull’inclusione dell’autismo nel capitolo delle psicosi si e’ espresso anche Francesco Barale, ordinario di psichiatria dell’Universita’ di Pavia, presidente della Fondazione Genitori per l’Autismo e fondatore di Cascina Rossago (la prima farm community italiana per adulti con autismo): "Psicosi e’ un vecchio termine che genera molti fraintendimenti. L’autismo e’ stato condiderato a lungo una forma primitiva di schizofrenia ma, di fatto, dalla fine degli anni 70 il concetto di autismo si e’ progressivamente separato da quello di psicosi e schizofrenia. È diventato un disturbo generalizzato dello sviluppo e cosi’ va considerato. Considerarlo invece una psicosi e’ un qualcosa di molto confusivo, non tanto dal punto di vista delle etichette ma dal punto di vista dei bisogni che sono molto diversi. I bisogni delle persone autistiche- sottolinea il professore- sono fondamentalmente diversi da quelli delle persone che soffrono di psicosi. È effettivamente un tornare indietro un po’ singolare, una concezione che sembrava ampiamente superata dalle evidenze scientifiche internazionali".
Si pensi che la rivista piu’ "importante al mondo che si occupa di autismo si chiamava fino al ’79 ‘Journal of autism and childhood schizophrenia’- ricorda Francesco Barale, docente dell’Universita’ di Pavia- poi nel ’79, un anno prima della comparsa del DSM III del 1980 (il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) cambio’ titolo e si trasformo’ in ‘Journal autism and developmental disorders’. Non e’ solo una questione formale di etichetta- precisa il fondatore di Cascina Rossago- ma la consapevolezza diffusa dalla fine degli anni ’70 che si tratta di cose diverse, che implicano risposte diverse perche’ i bisogni sono diversi. C’e’ ancora una certa arretratezza che da’ dei segnali e dei colpi imprevisti – conclude – prendiamo atto delle evoluzioni che ci sono state".
Fonte. Suoperabile.it
13/07/2016