Caro Angelo,
scrivere a te è un po’ come parlare a un amico che mi conosce bene e che, magari, adesso mi vorrebbe chiedere: “Perché ti sei candidato? Non potevi startene tranquillo? In fin dei conti hai già dato, in tutti questi anni…”. Ecco, la domanda me la sono posta solo per un istante, prima di accettare la sfida della campagna elettorale. Mi sono detto: “Perché no?”. Come si fa a chiamarsi fuori, in questo momento storico del nostro Paese, della nostra regione? Non riesco ad associarmi alla schiera foltissima degli scettici, dei delusi, di quelli che si limitano a constatare il degrado della politica, e l’uso selvaggio delle istituzioni e dei poteri affidati ai rappresentanti dei cittadini.
E non ci riesco perché c’è troppo da fare. Adesso, subito. Da questa crisi possiamo uscire solo mettendo mano seriamente e con competenza alle politiche sociali, ai diritti e ai bisogni dei cittadini più in difficoltà, giovani e meno giovani, che stanno vivendo con ansia, se non con angoscia, la mancanza di un futuro possibile.
Sono candidato per il Consiglio regionale della Lombardia, nella lista del Pd per Ambrosoli, a Milano e provincia. Sono orgoglioso di essere a fianco di una bella persona come Umberto Ambrosoli. E non solo perché è onesto, il che è fondamentale, ma non sufficiente. Ma anche perché è bravo, perché sta costruendo attorno a un programma lucido, realistico e innovatore, una squadra di governo regionale completamente lontana dagli apparati di potere, centralizzati e dirigistici, che hanno caratterizzato gli ultimi anni di decadenza della Regione.
Io sto bene, mi sento in forma, penso di poter contribuire sui temi che conosco e che mi stanno a cuore. Prima di tutto il welfare lombardo, tenendo conto dell’enorme spesa destinata al settore sociosanitario, ma una spesa sbilanciata, che destina ben poco ai servizi destinati alle persone, specie a quelle non autosufficienti, disabili e anziani prima di tutto. La scelta dei voucher è stata pessima, perché monetizza i bisogni lasciando che i cittadini cerchino i servizi da soli, come se fosse facile, specie nei comuni più piccoli, che non ce la fanno proprio a garantire la propria parte di investimento e di attenzione.
Ma penso anche alla mobilità, ai trasporti, che vedono pendolari e persone con disabilità accomunati dalla medesima constatazione che così non va, nonostante investimenti miliardari, perché manca l’attenzione ai “dettagli”, alle interconnessioni dei mezzi pubblici, all’accessibilità ovunque, specie nell’area metropolitana, alla vigilia della sfida di Expo 2015, rispetto alla quale nulla è stato fatto – ma proprio nulla – per includere seriamente il punto di osservazione e il contributo di idee delle persone con disabilità e non solo.
Caro Angelo, mi è tornato l’entusiasmo degli anni belli, e mi spiace constatare attorno alla politica questa marea montante di rabbia che si indirizza verso l’astensione o verso l’appoggio a Grillo. Ti posso assicurare che nel vecchio giovane Partito Democratico ci sono tante belle persone, giovani, anziani, uomini, donne, che in queste settimane si stanno impegnando con serenità, con la forza delle idee e dei valori, per sostenere e vincere questa battaglia di cambiamento. Anche io “mi sento circondato”, ma non come pensa Grillo. E non mi arrendo, perché sì, mi sento circondato, ma dall’affetto e dalla stima di tante persone, di tanti cittadini che mi conoscono, che sanno quello che potrei fare, concretamente e subito, se eletto in Consiglio Regionale. E se questo avverrà, come spero e come ritengo possibile, sarà un mio impegno informarti regolarmente e sinceramente su quello che vedrò, su quello che farò. Ti scriverò tante “letterine”, come ai bei tempi di una rubrica della quale sono ancora innamorato, consapevole di trovare in te e nella redazione di Affari Italiani non solo dei colleghi competenti, ma anche delle coscienze critiche e libere, che non mi faranno sconti, come è giusto.
Ma intanto andiamo avanti. Io con le mie rotelle ben piantate per terra, Umberto Ambrosoli con il suo carisma di persona normale.
Ti abbraccio,
Franco Bomprezzi
Fonte: Affari italiani.it
21/02/2013