La vittoria di Pier, il giovane autistico che non parla ma ha preso la laurea

La vittoria di Pier, il giovane autistico che non parla ma ha preso la laurea

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«La mancanza di salute e la disabilità non sono mai una buona ragione per escludere o, peggio, eliminare una persona». Il pensiero scientifico di Matilde Leonardi, neurologa al Besta di Milano, membro della Pontificia Accademia per la Vita ed esperta dell’Oms sui temi della disabilità, trova nel pensiero antropologico di Papa Francesco le parole per esprimersi al meglio.

Lei oggi ha parlato di ‘Invecchiamento e disabilità’ alla Pontificia Accademia per la Vita: quale il punto di vista della scienza?

Innanzitutto definire l’anziano: fissare i 65 anni come inizio della vecchiaia è uno standard irreale, non considera un elemento essenziale che è l’aspettativa di vita. Non puoi definire vecchio un 65enne a San Marino, dove la vita media è di 85 anni.

Allora la novità che proponiamo è che l’invecchiamento abbia inizio 15 anni prima della morte: in un Paese in cui l’aspettativa è di 60 anni l’invecchiamento inizia a 45. Anche all’interno di uno stesso Paese è provato che un bambino di Glasgow, in Scozia, vivrà 50 anni se è nato nei sobborghi, mentre avrà 28 anni di vita in più in centro città… ma pure un bambino indiano ha 8 anni in più rispetto al bimbo delle periferie di Glasgow.

Insomma, è un concetto molto variabile, legato alla realtà esterna.

Ormai dobbiamo capire che quando l’età avanza le patologie aumentano, è ovvio, ma sono i fattori ambientali a determinare la maggiore o minore disabilità: l’ambiente costruito (barriere architettoniche, scale, mezzi che non vanno), l’economia e le relazioni sociali. Provi ad avere un ictus in Africa, dove la Tac c’è solo nella capitale… E nessuno lo dice ma nei prossimi 40 anni anche nei Paesi in via di sviluppo saranno di più gli anziani che i bambini.

Partiamo dalle relazioni sociali.

In tutti i Paesi, Nord Europa compreso, la famiglia è ancora il fattore fondamentale. Il problema però è che chi si prende cura dell’altro sono sempre le donne e negli ultimi decenni la società è mutata. Nel 1920 una coppia di 80enni aveva 44 parenti femmina e di queste 14 erano casalinghe; nel 2000 ne aveva solo 13, 3 casalinghe. In tutto il mondo il welfare fa conto sulle donne ma poi, soprattutto nei Paesi non cristiani, non le promuove a pari dignità. Inoltre le donne vivono di più, quindi in futuro avremo molte più donne anziane, anche nei Paesi più poveri. Ovunque la famiglia è chiamata a essere eroe per forza, anche in Italia, ma poi nessuno la sorregge.

Passiamo al dolente tasto economia.

Un solo esempio, l’Inghilterra. Il Parlamento sta addirittura discutendo se negare i farmaci agli anziani non più ‘produttivi’ (una discriminazione vietata in tutti i Paesi): ma la divisione tra vecchiaia e disabilità non ha senso, sono due concetti che uniti spiegano la complessità della condizione umana dalla nascita in poi, in un continuum che ci riguarda tutti. Se capiamo questo, ci apriamo automaticamente alla domanda di giustizia venuta dal Papa: ‘La salute non è di per sé garanzia di felicità, questa infatti può verificarsi anche in presenza di una salute precaria – ha detto –. La più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo, ma l’abbandono, la privazione d’amore’. I dati scientifici gli danno ragione.

Eppure anche in Italia quanti convegni, intitolati magari ‘Ne vale la pena?’, in cui si parla di anziani e disabili come di un cattivo investimento… Si indica loro la via del suicidio assistito o dell’eutanasia come soluzione conveniente.

C’è una spinta nichilista, ma a questa si contrappone nella nostra società una forza uguale e contraria fatta di cura e dedizione quotidiana. Provo dolore per il singolo che si suicida (di solito perché è abbandonato), ma non mi chieda il riconoscimento del suo diritto a farlo: il nostro dovere è di cura e supporto e io lavoro per questo diritto. Capisco che l’albero che cade fa più rumore, ma c’è una foresta immensa che cresce, non va lasciata sola.

Leonardi

L’invecchiamento è un concetto relativo, dipende dalle condizioni di vita.

di Lucia Bellaspiga

Fonte: Avvenire.it

25/02/2014