L’Arca, a Ostia uno stabilimento balneare che punta anche al lato spirituale

L’Arca, a Ostia uno stabilimento balneare che punta anche al lato spirituale

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Domani appuntamento con Gianluca Nicoletti. «Vi racconto la mia vita con un figlio autistico».
È un adolescente, grande e grosso, incontrollabile, con pulsioni sessuali e tutto il resto. È una fatica enorme, che a volte mi toglie tutte le forze.
Lo porto con me anche quando mi vedo con gli amici, anzi loro me lo chiedono, perchè è molto tenero, coccolone, buono. Si sta bene insieme a lui

LA VILLA. «Tommy è la mia ombra silenziosa. E’ un oracolo da ascoltare stando fermi, e senza troppo arrabattarsi a farlo agitare sui nostri passi». Tommy è un simpatico e riccioluto adolescente autistico, figlio di Gianluca Nicoletti, giornalista, scrittore, conduttore radiofonico e televisivo che attualmente lavora per Radio 24 ed è editorialista a La Stampa. Su Tommy, Nicoletti ha scritto “Una notte ho sognato che parlavi”, il nuovo romanzo che il giornalista presenterà nella Sala delle Manifestazioni di La Villa, domani alle 17,30 nella sala delle manifestazioni. A condurre l’incontro saranno altre due firme celebri: Conducono Barbara Alberti e il direttore dell’Alto Adige e Trentino, Alberto Faustini. Il giorno dopo, 6 agosto Nicoletti sarà a Comano Terme alle 17, presso Il Palazzo delle Terme, e il 7 a Lavarone, sempre alle 17 presso il Centro Congressi. In questo libro Nicoletti racconta le giornate, la vita, la quotidianità di un padre con un figlio autistico, piene di problemi e anche momenti sereni, come le gite in tandem su e giù per Roma (impegnativo per il padre che deve pedalare per due e piacevoli per il figlio che va a rimorchio), di meno piacevoli visite negli uffici della Asl per ottenere un permesso di parcheggio per disabili irragionevolmente negato, di acrobatiche organizzazioni famigliari per conciliare lavoro- scuola-terapie-svago (districandosi fra deliziose insegnanti di yoga, esperti di ippoterapia, demotivati insegnanti di sostegno, svogliati operatori sociosanitari), e poi di risse verbali per un posto a sedere in autobus, di quesiti su come gestire la nascente (e prorompente) sessualità di Tommy e su come affrontare «un domani» il suo futuro.«Il padre di un autistico di solito fugge. Quando non fugge, nel tempo lui e il figlio diventano gemelli inseparabili. Molto più interessante è respirarlo e cercare di rubare qualcosa del suo segreto d’immota serenità» scrive ancora Nicoletti. Gli chiediamo come e perchè ha deciso di scrivere questo libro. «A dire il vero me lo ha chiesto il mio editore. Per me la malattia di mio figlio è sempre stata una cosa privata, non volevo che diventasse una storia pubblica. Invece adesso sono molto contento di averlo scritto. All’inizio partecipavo a dei blog nella rete, prendevo posizione contro gente che scriveva che gli handicappati vanno sterminati, e cose del genere. Il libro l’ho scritto in tre settimane. Il mio editore voleva una cronaca quotidiana, e io il pomeriggio mi sedevo al computer e scrivevo quello che avevamo fatto Tommy e io durante il giorno». È diverso il rapporto con il padre rispetto alla madre? «Sì, perchè la maggior parte degli autistici sono maschi. Con loro si sperimenta una paternità diversa, diversa da quella con mio figlio Filippo. Il ragazzo autistico ha problemi nella comunicazione, quindi il padre diventa il tramite tra lui e il mondo. Fisicamente è pesante per la madre. Mia moglie è piena di lividi, non riesce a trattenerlo, a gestirlo. Quando era più piccolo e andava a scuola era tutto più facile. Adesso è un adolescente, grande e grosso, incontrollabile, con pulsioni sessuali e tutto il resto. È una fatica enorme, che a volte mi toglie tutte le forze. E sono complicati anche i rapporti con il resto della famiglia. Nella maggior parte dei casi, i genitori divorziano». E i momenti belli? «Io il pomeriggio lavoro in casa, lui sta con me, con il suo IPad. Poi quando ho finito usciamo insieme, a piedi o con il tandem. Lo porto con me anche quando mi vedo con gli amici, anzi loro me lo chiedono, perchè è molto tenero, coccolone, buono, è un vero catalizzatore. Si sta bene insieme a lui». Questo libro serve a tutti i genitori per capire i figli? «Hanno stampato la settima edizione e sono state vendute 35 mila copie, quindi presumo che lo comprino anche le famiglie senza figli problematici e penso che serva anche a chi non ha i miei problemi». Ma si capiscono mai i figli? «Sì, soprattutto se sono i genitori della mia generazione, che hanno intorno ai 60 anni e non ci pensano lontanamente di smettere di lavorare, che si vestono come venti anni prima, e come i figli, e fanno le stesse cose». Quale pensa che sia il regalo più grande che dà a suo figlio? «Il tempo, che è sempre difficile da trovare, ma io ci riesco». Come stanno le famiglie che hanno un figlio autistico in Italia? «Molto male. Siamo nel terzo mondo. Siamo abbandonati a noi stessi, anche perchè una malattia diversa da persona a persona. Ci sono le associazioni dei genitori dei ciechi e di tanti altri ammalati, ma per noi non c’è niente. C’è un disegno di legge fermo da sempre, gli enti locali non percepiscono il problema, i politici non se ne curano. Io mi sto dando da fare, per quello che posso». Golem, trasmissione cult di Radio Rai, per undici anni, adesso è diventata Melog. Com’è cambiata da allora l’Italia? «La politica mi dà ansia e apprensione. L’Italia è un paese in fase terminale in cui non c’è più fantasia nè entusiasmo. Manca di affidabilità, ci sono ancora i privilegi e i soliti enormi problemi. Abbiamo perso la speranza, che è il bene più prezioso…».

di Daniela Mimmi

Fonte: Alto Adige.it

05/08/2013