Secondo il rapporto annuale di Fra, in 15 paesi il diritto al voto è negato a tutte le persone prive di "capacità legale": tra queste, tanti disabili mentali e intellettivi. L’accessibilità del voto è un traguardo ancora da raggiungere
ROMA – Si avvicina il voto europeo e le persone disabili guardano con particolare interesse a questo appuntamento. Diverse le richieste pronte da rivolgere all’Europa, tante le speranze risposte nella politica internazionale che, in alcuni casi, influenza e incentiva le politiche nazionali. Se da un lato però le associazioni preparano i loro documenti e ragionano sulle priorità, dall’altro c’è una larga fetta della disabilità che dal voto, ancora una volta, sarà esclusa: le persone "prive di capacità legale", tra cui rientrano quelle con problemi mentali e disabilità intellettiva. Il problema è stato recentemente messo in luce anche dall’ultimo Rapporto annuale della Fra (European union agency for fundamental rights): "Il diritto al voto – sottolinea l’organizzazione – è spesso collegato, nella legislazione nazionale, alla capacità legale. Questo significa che alle persone private di questa facoltà, sia interamente sia in parte, non è consentito votare". Questo violerebbe, secondo la Fra, la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che riconosce a tutti i cittadini adulti il diritto al voto. Tanto che il Comitato della Convenzione ha espresso preoccupazione per le legislazioni che "permettono che il diritto al voto delle persone con disabilità intellettuale o psico-sociale sia limitato nel caso in cui la persona sia privata della sua capacità legale".
Di fatto, i Paesi europei sono divisi, secondo la Fra, in diverse categorie, in base alla libertà di accesso al voto prevista per le persone senza capital legale: si distinguono quindi paesi a "piena partecipazione", a "limitata partecipazione" (in cui cioè la decisione è affidata a medici o giudici) e paesi in cui vige un regime di "esclusione", in cui cioè tutte le persone prive capacità legale sono automaticamente private del diritto al voto.
Piena partecipazione. In base a questa classificazione, solo 7 dei 28 paesi dell’Unione garantiscono il diritto di voto a tutte le persone con disabilità, incluse quelle prive di "capacità legale": sono Austria, Croazia, Italia, Lettonia, paesi Bassi, Svezia e Regno Unito.
Limitata partecipazione. Un secondo gruppo di Paesi hanno un sistema "misto", in cui la decisione ultimo in merito al diritto al voto è affidata a un giudice o un medico, relativamente al singolo caso. E’ il caso di Ungheria, Slovenia, Francia, Spagna e Finlandia. Esclusione. Il gruppo più nutrito è però quello formato dai 15 paesi che proibiscono alle persone private di capacità legale di votare: sono Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca, Estonia, Germania, Grecia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Polonia, Portogallo, Romania e Slovacchia.
Per il riconoscimento del diritto al voto, esteso anche alle persone con disabilità intellettive e mentali, si sta battendo da tempo la Fra: "In una società pienamente democratica, la partecipazione politica è di vitale importanza – afferma il direttore, Morten Kjærum – Essa consente ai cittadini di influenzare la politica e il processo decisionale. E’ dunque un diritto fondamentale, di cui molte persone con disabilità semplicemente non godono pienamente". Occorre quindi rimuovere le "barriere legali" al voto, innanzitutto estendendo a tutte le disabilità il diritto, ma anche rendendolo effettivamente "accessibile". Ciò significa rendere le istruzioni comprensibili a tutti e rimuovere le barriere architettoniche dalle sedi elettorali. Naturalmente, anche le campagne e i manifesti elettorali dovranno essere resi accessibili e comprensibili. Un obiettivo che, in questa tornata elettorale, non sarà certamente raggiunto. Ma in direzione del quale la Fra, in sinergia con alte organizzazioni nazionali e internazionali, continuerà a lavorare.
Fonte: Superabile.it
07/05/2014