L’iniziativa è stata promossa dal Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi. La presidente Simona Bellini: "Siamo ormai certi di raggiungere il traguardo di mille, chiediamo che questo lavoro sia riconosciuto, retribuito, tutelato dal punto di vista sanitario e previdenziale. Come accade in tutta l’Unione europea".
ROMA – Sono più di 800 e quasi certamente taglieranno il traguardo di 1.000: aumentano di ora in ora le adesioni all’azione legale collettiva promossa dal Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi, in cui si chiede il riconoscimento giuridico della figura del "caregiver familiare". Un riconoscimento già avvenuto in tutti i Paesi dell’Unione europea, ma che in Italia fatica ad affermarsi. Nel nostro Paese, anzi, manca anche la definizione di questa figura, tanto che "è facile confonderlo con chi, questo lavoro di cura e assistenza, lo fa per professione", spiega Maria Simona Bellini, presidente del Coordinamento e principale promotrice dell’iniziativa. "Quando abbiamo avviato la raccolta di adesioni, esattamente un mese fa – spiega – non ci aspettavamo certo queste cifre, tanto che inizialmente ricevevamo le adesioni via mail. Poi abbiamo dovuto attivare la raccolta on-line, attraverso il blog "La cura invisibile", dove la procedura è automatizzata. Oggi siamo praticamente certi che raggiungeremo il traguardo di 1.000 firme che ci eravamo posti". Una volta conclusa la raccolta di adesioni, tra fine anno e inizio del prossimo, sarà elaborato il testo dell’azione legale, con l’aiuto di un team di legali specializzati in queste materie, tra cui Paolo Cendon, creatore in Italia della figura dell’Amministratore di Sostegno, e Marco Vorano, sostenitore del riconoscimento alle cure con cellule staminali.
Le richieste del Coordinamento riguardano la valorizzazione del lavoro di cura svolto dai familiari che assistono persone con disabilità. "Chiediamo la retribuzione per il lavoro svolto, ma soprattutto la tutela sanitaria, attraverso una opportuna copertura assicurativa, e la tutela previdenziale. C’è poi, dentro questo riconoscimento, anche la nostra richiesta storica: il prepensionamento per i familiari che assistono disabili. L’azione legale ha però un respiro più ampio, includendo anche i bisogni di chi il lavoro o non l’ha mai avuto, o ha dovuto lasciarlo". Ma cosa si intende per caregiver? In mancanza di una definizione ufficiale nella normativa italiana, infatti, c’è da aspettarsi che in tanti chiedano di essere riconosciuti come tali, soprattutto qualora l’azione legale dovesse risolversi positivamente. "Noi facciamo riferimento alla normativa europea e quindi ci riferiamo a chi presta assistenza per almeno 10 ore al giorno, includendo un’assistenza vigile durante le ore notturne".
A proposito di normativa europea, sul blog La cura invisibile il coordinamento sta svolgendo una vera a propria ricerca comparativa tra le diverse legislazioni: "per ora abbiamo studiato la Spagna e la Francia, ma presto parleremo di Inghilterra, Germania e Paesi scandinavi – annuncia Simona Bellini – Quel che emerge, finora, è l’arretratezza della normativa italiana rispetto a tutti i paesi dell’Unione. La Spagna, che pure sta messa piuttosto male, tuttavia ci supera abbondantemente!"
Fonte: Superabile.it
30/11/2012