Lo smog uccide 3,7 milioni di persone ogni anno con tumori, infarti e ictus – 01/12/2014

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I dati del 2012 e 2013 nella relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99. Quasi 680 mila gli iscritti al collocamento, appena 18 mila avviamenti nell’ultimo anno. Poche le sanzioni, eppure fra pubblico e privato ci sono 41 mila posti riservati ancora scoperti.

ROMA. Per le persone con disabilità il lavoro sta diventando sempre più un miraggio: restano tanti gli iscritti alle liste di collocamento, ma pochi sono gli avviamenti al lavoro e quelli che ci sono si basano sempre più su forme contrattuali poco stabili. La crisi economica e occupazionale che investe l’intero paese non fa eccezioni per i lavoratori disabili: i dati sono tutti negativi ma del resto “se un datore di lavoro non assume proprio, tanto meno assume lavoratori disabili”. A parlare così è Franco Deriu, che per l’Isfol ha curato, insieme al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, la settima relazione al Parlamento sull’attuazione della legge per il diritto al lavoro dei disabili (68/99): il documento, firmato dal ministro Poletti e riguardante gli anni 2012-2013, è stato trasmesso alla Camera e al Senato in piena estate, lo scorso 4 agosto, ma di fatto non era stato finora divulgato. Nel testo si legge che a causa della crisi aumentano le aziende che chiedono l’esonero o la sospensione temporanea dall’obbligo di assunzione, ma si capisce anche che in generale i controlli sul rispetto della normativa sono pochissimi, a tal punto che il 22% dei posti riservati ai disabili risultano scoperti. Posti di lavoro che, nonostante la crisi, ci sono ma per i quali si continua a non assumere nessuno.

La relazione racconta una realtà molto difficile: gli iscritti agli elenchi unici provinciali del collocamento obbligatorio sono stabili intorno a quota 700 mila, anche se alla fine del 2013 il dato scende fino a 676 mila iscritti. Fra questi, in 68 mila si sono iscritti nel corso dell’ultimo anno oggetto di indagine, appunto il 2013. Di fronte a questa potenziale platea di lavoratori, gli avviamenti al lavoro sono stati davvero pochi: poco più di 19 mila nel 2012 e ancora meno, 18.295, nel corso del 2013. Ed è il minimo storico, il dato più basso che sia mai stato censito da una relazione al Parlamento sull’attuazione della legge 68/99: erano stati infatti 22.360 nel 2010 e 22.023 nel 2012.

In pratica nel 2013 ogni quattro nuovi disabili che si iscrivono alla lista del collocamento obbligatorio (e che vanno ad aggiungersi ai tanti che già ci sono da tempo), ce n’è solamente uno che trova effettivamente un lavoro (in percentuale viene avviato in un anno il 26,9% dei nuovi iscritti). Ma se il termine di paragone sono gli iscritti, il calcolo è ancor più impietoso: un avviamento al lavoro ogni 36 iscritti al collocamento.

“Dal 2007 al 2013 – argomenta Deriu – c’è stato un sostanziale dimezzamento degli avviamenti: il dato va però contemperato con la situazione generale, cioè la riduzione del numero dei datori di lavoro obbligati all’assunzione, l’incremento della cassa integrazione, della mobilità e dei dispositivi che consentono di accedere all’istituto della sospensione temporanea dagli obblighi di assunzione”. I numeri insomma “sono negativi, ma nel complesso di un mercato del lavoro che sta sviluppando solo dati negativi”. Detto che nel caso degli avviamenti l’istituto della convenzione (48,7%) e quello della chiamata nominativa (44,8%) sono le modalità più diffuse (la chiamata numerica si ferma al 6,6%), “c’è – dice Deriu – una chiara inversione di tendenza nelle tipologie contrattuali utilizzate, che ora sono a maggioranza a tempo determinato”. Nel 2006 le posizioni a tempo indeterminato erano il 51,6% mentre oggi (dato 2013) sono al 35,1%; quelle a tempo determinato invece sono passate dal 30,6% del 2008 al 57,7% di fine 2013.

In tempo di crisi, crescono gli esoneri e le richieste di sospensione temporanea dagli obblighi di assunzione dei disabili: ci sono state nel 2013 oltre 4.600 autorizzazioni in tal senso (il 95% di quelle richieste) per un numero complessivo di posti di lavoro interessati di oltre diecimila. Davvero esiguo al confronto il numero delle sanzioni amministrative comminate a chi non rispetta la legge: nel 2013 ci sono state in tutta Italia appena 23 sanzioni per ritardato invio di prospetto informativo e 159 per mancato adempimento degli obblighi di legge (numeri simili nel 2012: rispettivamente 23 e 150).

In questo quadro di grande difficoltà, si conferma rispetto al passato un dato inequivocabile: quello del grande numero di posti scoperti sia nel privato che nel pubblico. Posti che per legge dovrebbero essere riservati alle persone con disabilità ma che non si trasformano in effettive assunzioni. In totale, in Italia, fra pubblico e privato, al 31 dicembre del 2013 risultavano 186.219 posti di lavoro riservati a soggetti con disabilità, 41.238 dei quali scoperti. E’ il 22%, quasi uno su quattro. Oltre 26 mila di questi sono nel settore privato (su 117 mila complessivi), poco meno di 13 mila sono nel pubblico (su 76 mila posti riservati). La relazione 2012-13 fornisce anche informazioni sulla componente femminile e contiene alcuni focus specifici: uno sui ciechi, uno sui cittadini extracomunitari uno sugli esoneri.

18/11/2014