L’Atto Camera 4566 contiene le riforme dell’assistenza e del fisco, dalle quali il Governo si prefigge di risparmiare 40 miliardi di euro in tre anni. Il provvedimento colpisce pesantemente le persone con disabilità grave, costretti a pagare due volte: una volta come cittadini, l’altra come persone disabili.
Le persone con disabilità, tutte le persone con disabilità, sono contro la logica ispiratrice della riforma, che limita l’intervento pubblico ai soli casi di estremo bisogno economico non soltanto della persona con disabilità, ma anche della propria famiglia. Una logica che ci fa tornare indietro di molti decenni, perchè cancella brutalmente i diritti fondamentali conquistati dai movimenti nazionali e internazionali delle persone con disabilità in lunghi anni di dure lotte e di grandi sacrifici. Due esempi per tutti: la Costituzione del nostro Paese che al comma 2 dell’articolo 3, in nomedell’uguaglianza dei cittadini, obbliga la Repubblica a rimuovere tutti gli ostacoli che limitano oimpediscono la partecipazione attiva al contesto sociale e la Convenzione delle Nazioni Unite suiDiritti delle Persone con Disabilità che vincola gli Stati che l’hanno firmata e ratificata a garantire idiritti delle persone con disabilità senza se e senza ma. Dunque, i diritti acquisiti non si toccano anche in presenza di una grave crisi economica. È in questo quadro concettuale che va vista la difesa ad oltranza, da parte di tutte le persone condisabilità grave, dell’indennità di accompagnamento, un diritto soggettivo perfetto che prescindedalle condizioni di reddito della persona titolare del beneficio e della sua famiglia.
Il legislatore, per rendere concreto il concetto di uguaglianza dei cittadini, ha concesso alle personecon disabilità grave una speciale indennità, definita impropriamente “di accompagnamento”. Inrealtà tale indennità serve per favorire il processo di integrazione delle persone con disabilità nellasocietà. Altra natura ha l’istituto della pensione, concessa alle persone con disabilità grave, non in quantociechi, sordi o disabili, ma in base alle loro condizioni economiche. La pensione, infatti, è concessa per “garantire” il minimo dei mezzi economici per la sopravvivenza dei beneficiari. La stessafilosofia che ispira l’istituto della pensione sociale. Non tutti conoscono, nè sono tenuti a conoscere, la diversa natura e le diverse finalità degli istitutiche abbiamo cercato di illustrare. Accade così che una parte non irrilevante di politici, di giornalistie anche di opinione pubblica condivida il progetto del Governo di assoggettare l’indennità diaccompagnamento delle persone cieche o persone sorde o e delle altre persone con disabilità ad untetto di reddito e faccia un ragionamento che a prima vista, ai disinformati, può sembrare giusto.
Siamo in una crisi profonda, non ci sono soldi, è giusto che l’assistenza sia garantita solo a chi nonha i mezzi per provvedere da solo: sillogismo semplice, di immediata percezione, indegno però di uno stato di diritto che deve garantire i diritti acquisiti di persone che non aspirano ad altro che allanon discriminazione, alle pari opportunità e alla pari dignità. L’Assemblea dei Quadri Dirigenti della nostra Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità, riunitasi a Roma il giorno 30 novembre, ha scelto la difesa ad oltranzadell’indennità di accompagnamento al titolo della minorazione perchè è la più giusta, la piùcoerente con i diritti fondamentali dell’uomo, la più rispettosa della dignità delle persone condisabilità. Nella ipotesi che l’Atto Camera 4566 venisse approvato dal Parlamento, nelle casse dello Statoentrerebbero pochi spiccioli, un risparmio davvero irrisorio, perchè non ci sono ricchi fra le personecieche, tra le persone sorde, tra le persone con disabilità fisiche o psichiche, perchè la disabilitàgeneralmente alligna nelle famiglie con scarsi mezzi economici e basso livello culturale, dove sonopressochè sconosciuti i concetti di prevenzione e di riabilitazione. Si tratta, quindi, in ogni caso di un provvedimento inutile perchè non porta soldi nelle casse delloStato, impolitico perchè colpisce una platea di oltre 4 milioni di persone, incivile perchè scaricail peso della disabilità sulle famiglie, iniquo perchè approfondisce il solco delle disuguaglianzesociali e colpisce al cuore il concetto di pari opportunità.
Per tutti questi motivi le persone con disabilità residenti in Italia chiedono al Governo di stralciare l’articolo 10 dal Disegno di Legge 4566 e di costituire un tavolo tecnico con una qualificatarappresentanza delle persone con disabilità nell’intento di trovare una soluzione che sia rispettosadelle esigenze economiche del Paese, ma anche della dignità delle persone con disabilità nellospirito della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità: “Niente su di noi senza di noi”.
(Lettere al direttore – Varese News)
La versione integrale di questo articolo è disponibile all’indirizzo: varesenews.it
Segnalato da: disablog.it
15/12/2012