Montesilvano, disabile intrappolata in via Lucania. Il Comune interviene

Montesilvano, disabile intrappolata in via Lucania. Il Comune interviene

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LODI. «Disabili e disabilità sono concetti recenti che identificano abbastanza chiaramente alcune categorie di persone e una serie di questioni relative alla vita associata, al diritto, alle politiche sociali. Nondimeno, quella che oggi si chiama disabilità è una condizione sociale, biologica ed esistenziale sempre esistita nella storia dell’umanità».

Questa la necessaria premessa per introdurre la brillante ricerca di Matteo Schianchi, studioso lodigiano (d’adozione) che ha appena dato alle stampe un libro utile e tosto, Storia della disabilità – Dal castigo degli dèi alla crisi del welfare, uscito per i tipi di Carocci editore nella collana Quality Paperbacks. Obiettivo del volume è indagare come la disabilità sia stata vissuta e considerata dal punto di vista sociale e culturale nelle varie epoche, dall’età greco-romana fino ai giorni nostri: «Il tema è nelle mie corde, visto che studio storia sociale della disabilità presso l’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi – racconta Schianchi, già autore di un altro libro sull’argomento, La terza nazione del mondo, edito da Feltrinelli -. Mi sono basato su un approccio piuttosto inusuale, che ho spiegato nell’introduzione. Il volume non ha alcuna pretesa di essere una summa: ho utilizzato soltanto fonti letterarie per l’epoca greco-romana, mentre per l’epoca tra Medioevo e i giorni nostri mi sono servito in parte di bibliografia e in parte di letteratura, epistolari, trattati di medicina».

A legare tutto il percorso c’è il filo rosso dello stigma sociale che colpisce, ieri come oggi, anche se in maniera diversa, i soggetti disabili: «La stigmatizzazione è sempre esistita, ma cambia forma attraverso le epoche – dice Schianchi, che nel libro ha dedicato capitoli anche ai cosiddetti mostri e alle pratiche del «mettere in mostra» -. Affinché esista un mostro, deve esistere anche un non-mostro, un termine di paragone con cui confrontarsi. Il concetto nasce già nel periodo greco-romano e ha poi subìto un’evoluzione: nell’epoca delle corti, era un vanto per i potenti poter esibire un diverso, solitamente un nano; a fine Ottocento, invece, questi mostri si sono trasformati in fenomeni da baraccone esposti al pubblico scherno: una tendenza che negli Stati Uniti è proseguita fino agli anni ‘60-’70 del secolo scorso». Nelle 224 pagine del volume si affronta anche il tema della disabilità come «effetto collaterale del mondo moderno», argomento già in parte trattato ne La terza nazione del mondo: «Questo processo inizia con la Rivoluzione industriale: l’avvento delle macchine, pensiamo soltanto al telaio meccanico, porta benefici alla società ma favorisce anche la disabilità. Le ultime stime parlano di 30-40 mila persona invalidate solo in Italia a causa del lavoro e di 20mila disabili a causa degli incidenti sulla strada: questo scenario rappresenta l’effetto collaterale della contemporaneità.

Oggi siamo in un certo senso obbligati a fare i conti con la disabilità: la nostra società ha mutato sensibilità nei confronti dei disabili, è più pronta ad accoglierli». Tuttavia, causa crisi del welfare, attualmente si corre il rischio di un ritorno a una forma di «carità dello Stato» contro le autonomie raggiunte. E il processo di «inclusione», termine che ormai non rappresenta più una forzatura come lo era in passato, è ancora lontano da un completamento: «Se c’è una cosa che emerge nel libro – conclude Schianchi – è il fatto che la stigmatizzazione della disabilità è sempre esistita, ed esiste anche oggi. Nonostante lo stato sociale introdotto nel Dopoguerra, continuano a esserci forme di discriminazione».

Fonte: il Cittadino.it

18/08/2012