Montesilvano, stazione ferroviaria: via tutte le barriere

Montesilvano, stazione ferroviaria: via tutte le barriere

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In un documentario dell’Associazione Aipd le richieste dei giovani alla politica, a cominciare dal lavoro. Ma ci sono ancora luoghi comuni e pregiudizi da superare.

di Maria Giovanna Faiella

Paolo, 36 anni, di Mantova, finora ha fatto solo stage e tirocini, vorrebbe un’occupazione vera e una vita autonoma. Leonardo, 36 anni, di Pisa, si ritiene fortunato: lui un lavoro ce l’ha, ma lo chiede anche per gli altri perché, come dice Claudia, 32 anni di Caserta, «il lavoro dà un senso di dignità». E l’integrazione nella società passa anche attraverso il lavoro. Ma le persone con sindrome di Down si scontrano ancora con luoghi comuni e pregiudizi diffusi. «Ci vorrebbe una legge per abbattere i pregiudizi – sintetizza Renata, 36 anni, di Bari -. Molti ancora non sanno che si può avere la sindrome di Down e lavorare come gli altri».

Partecipazione attiva

Paolo, Leonardo, Claudia e Renata sono i principali protagonisti del documentario “Diritto ai Diritti”, realizzato dall’Associazione Italiana Persone Down, con la regia di Christian Angeli, nell’ambito dell’omonimo progetto finanziato dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per promuovere la partecipazione attiva delle persone con sindrome di Down alla vita politica e sociale. «Hanno diritto di voto ma spesso non lo esercitano – dice Carlotta Leonori, responsabile del progetto “Diritto ai diritti” -. Il percorso educativo ha inteso fornire gli strumenti utili per agire come cittadini attivi, esercitando i propri diritti ed esprimendo liberamente le proprie scelte».

Risposte concrete

Tra i temi trattati durante il percorso educativo: la Costituzione, la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, l’esercizio del diritto di voto, ma i ragazzi si sono confrontati anche sulle loro aspettative, la preoccupazione per il lavoro che non c’è e l’impossibilità a farsi una famiglia propria e avere una vita autonoma. E vorrebbero avere risposte concrete ai loro bisogni. Il documentario, presentato nei giorni scorsi a Roma, è la sintesi dell’esperienza che ha coinvolto più di un centinaio di giovani con sindrome di Down nelle sezioni locali dell’Associazione in tutta Italia e 34 persone, provenienti da 17 città, che hanno partecipato al seminario conclusivo a fine maggio nella Capitale.

I politici non si fanno capire

«Certe volte penso che i politici parlino “difficile” per non farsi capire, per questo spesso non ho votato» dice Claudia. Lei e gli altri tre protagonisti del documentario raccontano le loro storie, ma anche le loro speranze. E, dopo essersi esercitati a lungo con gli operatori per formulare le domande ai politici, diventano portavoce delle richieste di tutti i partecipanti al progetto, nel corso dell’incontro con alcuni parlamentari negli studi di Radio Radicale.

Fonte: Corriere.it

15/07/2016