LATINA. Ha deciso di cambiare scuola la ragazza ipovedente alla quale, per il momento, è stato vietato di portare in aula il suo cane guida. La studentessa ha chiesto il nulla osta al liceo Majorana in vista del trasferimento in un’altra scuola. Il clamore su questa vicenda ha toccato livelli forse prevedibili. Ieri, dopo Striscia la Notizia, sono arrivate in via Sezze le telecamere della trasmissione La vita in diretta di Raiuno che oggi tratterà il caso. La vicenda fa discutere, divide e crea polemiche. Ma mentre inizialmente sembrava che tutti fossero d’accordo con la richiesta della famiglia della ragazza, ora più di qualcuno pone dei dubbi. Anche perché ci sono due compagni di classe della ragazza che soffrono di allergia e inoltre l’insegnante di sostegno avrebbe timore dei cani. La questione non è assolutamente conclusa, anzi è stata già convocata una riunione nella quale si tratterà il caso anche alla presenza di una psicologa. La scuola sembra voler ponderare la decisione, ma resta il fatto che la ragazza attualmente non può entrare in aula con il suo cane guida. «Tutta la mia classe – commenta una compagna della giovane – è indignata perché non abbiamo ancora deciso se far entrare il cane o meno. La preside ha semplicemente detto che il cane non è uno strumento didattico utile per la ragazza». Grazie a una linea rossa tracciata a terra la ragazza può muoversi in autonomia in tutta la scuola, perché il rosso è l’unico colore che riesce a distinguere senza grossi problemi. Perché allora far entrare il cane? Secondo la famiglia la presenza dell’animale sarebbe un ulteriore aiuto per la studentessa che ultimamente ne ha tratto benefici notevoli. Alcuni compagni però raccontano che l’animale, presente durante un recente convegno, ha distratto non poco la ragazza: cosa accadrebbe in aula con il cane per l’intera mattinata? Insomma la vicenda divide e pone degli interrogativi. L’Unione ciechi è intervenuta spiegando che il cane può entrare in ogni luogo pubblico ma serve equilibrio per capire dove è opportuno portarlo.
di Marco Cusumano
Fonte: Il Messaggero
30/11/2011