Nel Lazio proposta di legge contro i disturbi alimentari

Nel Lazio proposta di legge contro i disturbi alimentari

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Un nome che ritorna, Emanuele, "Dio con noi". Una domanda che ritorna, "perché?". Una risposta che ritorna, "questa è vita". È il pellegrinaggio dei bambini della Sezione romana-laziale dell’Unitalsi, 41° "Pellegrinaggio della gioia": 130 piccoli disabili e malati gravi, da pochi mesi a 14 anni, con le loro famiglie; 170 volontari, 50 dei quali sotto i 25 anni. In tutto più di 500 persone. Tra di loro anche alcuni piccoli provenienti da case famiglia e da reparti di oncologia pediatrica del Bambino Gesù e del Gemelli. Ottanta bimbi e le loro famiglie sono qui gratuitamente grazie alla generosità degli ascoltatori di RadioRadio che segue in diretta il pellegrinaggio.

Il mio cuore al cuore dei bimbi

Colori e allegria, sì allegria. La piazza della basilica lauretana è piena delle grandi immagini del film di Disney Frozen, la storia della principessa Anna che con l’amore vince il ghiaccio, il male. E "La condivisione dell’amore fa sciogliere i ghiacciai!", è proprio il tema del pellegrinaggio. Colori e allegria che accompagnano anche i momenti di preghiera come la processione eucaristica, nella quale il Santissimo è preceduto da volontari "mascherati" da enormi fiori, gli stessi coloratissimi fiori che bimbi, genitori e volontari alzano al cielo cantando al Signore la loro gioia.

«Vivere la fede col sogno dei bambini. Se vogliamo farci ascoltare, fare catechesi dobbiamo usare il loro linguaggio. Essere alla loro altezza. Portare il mio cuore al cuore del bambino», è la solare spiegazione di Emanuele (quel nome…) Trancalini, delegato nazionale del Progetto bambini, stilista, con un negozio di abbigliamento che frequenta molto poco, tutto impegnato a "creare" gli eventi per i piccoli. «Per questo pellegrinaggio ho lavorato 3 mesi giorno e notte. Ormai dicono che lavoro per l’Unitalsi e faccio volontariato in negozio…» scherza, ma mica tanto. Basta vedere questa piazza colorata e allegra. Quasi non ti accorgi di quelle carrozzine, di quei piccoli corpi fragili. Sono lì quasi come gli altri. Allegria e colori. Ma anche ricordi. «Molti bambini li ho accompagnati fino all’ultimo giorno – riflette Emanuele –. E certo anche io chiedo perché. Fondamentale è il rapporto con Dio. Come padre e figlio. Alle volte mi arrabbio. "Devo fare altro?". Ma poi vedo i bimbi, la loro gioia di vivere». E torna a tuffarsi tra pupazzi e costumi. E tra i sorrisi dei piccoli e dei loro genitori. «Siamo qui per rendere felici i vostri bambini per alcuni giorni. Perché voi possiate trovare il motivo per sperare e non disperare. Per arrivare a Gesù con fatti concreti. Loreto serve per crescere insieme» dice parlando ai genitori don Gianni Toni, assistente ecclesiastico della sezione romana-laziale. Parroco a Latina, prete vulcanico e coinvolgente. Ma anche lui… «Sapete quando vado dalla Madonna anche io gliene dico quattro…». Difficile non farlo di fronte a questa sofferenza in miniatura.

Emanuele e il grande gioco della vita

Gianfilippo, 35 anni, geometra, responsabile giovani Unitalsi, viene qui dal 1995. E in questa piazza ha incontrato Emanuele (ancora…), 6 anni, in braccio al papà Fabio. «Aveva una grave insufficienza cerebrale, completamente bloccato. Si esprimeva battendo le ciglia. È il primo bimbo che ho seguito. Ero presente la prima volta che ha sorriso e per la sua Prima Comunione in Basilica. Il passaggio in Santa Casa con lui… Poi il suo cuoricino non ce l’ha fatta più». Si inumidiscono gli occhi di Gianfilippo. E non solo i suoi. «È lecito – riprende – domandarsi perché. Forse non dobbiamo pretendere risposte. Hanno un senso per la loro vita e per chi sta loro attorno. E ti fanno apprezzare tanti piccoli traguardi». Per questo lui è qui. «Non cerco una spiegazione del dolore. Cerco di capire come vivere con loro il grande gioco della vita. Emanuele è il senso di Loreto. Anche un bimbo che non può esprimersi, correre, saltare. È il perchè siamo qua».

E perché no?

Alessandro e Claudia, lui gestisce un impianto sportivo, lei insegna religione. Hanno tre figlie adolescenti, Daniela, Alessia e Sara. Nasce anche Francesca Romana, ma muore lo stesso giorno. «Ci siamo chiesti perché, abbiamo chiesto a Dio: "Cosa ci vuoi dire?". La risposta é stata Emanuela». Quel nome che ritorna. Ora ha 6 anni, quando l’hanno incontrata aveva 3 mesi. Paralisi cerebrale, leucomalacia cistica. «Nessuno la voleva adottare, per lei solo rifiuti. Allora ci siamo chiesti: "Perché no?". Non c’era una risposta soddisfacente». Così Emanuela è entrata in famiglia. «Avevamo intuito che sarebbe stata una storia bella. Ma temevamo cosa avrebbe provocato nelle sorelle. Invece l’hanno accolta fin da subito in modo naturale e per loro è stato un arricchimento. Dicono: "Ma come facevamo quando non c’era?". Sono in simbiosi. Ecco perché sono qui a fare le volontarie». E volontaria è anche Angelica, 14 anni, l’ultima arrivata. Da due anni in affido, viene da una casa famiglia, ed era già venuta a Loreto. Anche per lei è scattato il "Perché no?". Ora è qui a coccolare Emanuela. Sorella e volontaria. Una bella e allegra famiglia. Ma i problemi restano, soprattutto guardando al futuro. «Abbiamo diritto di chiedera a Dio "Perché?". Ma se cerchiamo le cause non ne usciamo. Sui fini invece una risposta l’abbiamo. Emanuela è diventata la maestra della nostra vita. Non dobbiamo avere paura di loro ma dei sani».

Samuele non si arrende mai

Anche Federica non nasconde i problemi. «Direi una bugia se affermassi che non abbiamo momenti di sconforto. Ma poi vedo Samuele, i suoi sforzi, non si arrende mai». Nove anni, Samuele ("Il nome di Dio"), nato prematuro, disabile per un virus in gravidanza, tifosissimo della Lazio (sulle ruote della carrozzina ci sono nome, simbolo e data di fondazione), viene con la mamma da 7 anni. «La prima volta ero scettica poi mi sono innamorata, è una grande famiglia e i bambini si sentono tutti uguali». Anni nei quali Fabrizia è cambiata. «Prima chiedevo a Dio la grazia per Samuele, oggi gli chiedo la forza per affrontare le tante difficoltà. E Lui ce la sta dando». Con una speranza. «Prego tanto per un fratellino per Samuele, lui lo chiede sempre». Tutti fanno il tifo per voi.

Fonte: Avvenire.it

30/06/2015