PESCARA. O non ci sono o sono fatti male. La passeggiata in carrozzina affrontata ieri da sindaco, consiglieri, assessori comunali e regionali di tutti i partiti, è servita a prendere atto del grave sperpero di denaro pubblico legato all’inadeguatezza con cui gli scivoli per i disabili sono stati realizzati.
L’iniziativa è stata organizzata dalle commissioni consiliari alle Politiche sociali e Grandi infrastrutture, presiedute da Antonio Natarelli e Francesco Pagnanelli, su proposta dell’associazione Carrozzine determinate. La carovana partita prima delle 10 da piazza Salotto è arrivata un’ora e mezza dopo a piazza Italia (passando sui marciapiedi di via Fabrizi, via Ravenna e via Firenze). Ha affrontato travertini sbeccati, gradini in asfalto o cemento realizzati senza cura, incontrato pendenze che per un disabile sono come per un ciclista una scalata del Tourmalet. Accessi che hanno messo a dura prova i bicipiti di quanti hanno vissuto l’esperienza di disabile solo per un paio d’ore. Poche le eccezioni positive: agevole l’accesso a un paio di negozi di via Firenze. A fare da scorta alla comitiva due agenti della polizia municipale, tre carabinieri e agenti della Digos. Il traffico è rimasto bloccato in alcuni passaggi. «Un allarme bomba?» ha chiesto un automobilista imbottigliato in via Ravenna. Nessun allarme, solo il corteo.
Alessandrini (e non solo lui) ha rischiato più volte di cadere dal marciapiede con la carrozzina. Quando Ferrante al megafono ha fatto notare che per un disabile è impensabile entrare in un bar per un caffè, il sindaco ha provato a sdrammatizzare con una battuta, «arriviamo al Comune, offriremo champagne». Altre difficoltà per accedere a un’edicola. «Ma non comprateli i giornali, che spesso scrivono fesserie» ha ribattuto Alessandrini cercando di fare il simpatico riucendoci malissimo. Tutt’intorno decine di auto in perenne doppia fila a paralizzare il traffico di via Venezia. Alla fine si dirà «molto toccato da questa esperienza, perché un conto è leggere delle barriere architettoniche, altra cosa è viverle».
Un primo passo per tentare di cambiare le cose è già stato compiuto. Con una delibera di giunta il Comune è stato il primo, nei giorni scorsi, a recepire in Abruzzo l’adesione al Peba, piano di eliminazione delle barriere architettoniche nato nel 1986: che nessuna città l’abbia fatto prima in questi 29 anni dimostra il drammatico ritardo che l’Abruzzo deve recuperare. «Venerdì terremo una riunione per individuare i rappresentanti delle associazioni da coinvolgere al tavolo istituzionale» è stato annunciato. Ferrante, presidente dell’associazione Carrozzine determinate, chiede fatti. Ieri ha lisciato il pelo ai politici, «grazie di essere qui, grazie dell’attenzione per la nostra realtà» ha premesso, poi ha cambiato tono dicendo che non farà sconti: «Se non vedremo una politica seria per l’abbattimento delle barriere architettoniche occuperemo piazze e palazzi come abbiamo già fatto a settembre scorso al consiglio regionale». «Lavoreremo insieme, fotografando l’esistente, individuando le priorità e trovando le risorse per agire» gli ha replicato Alessandrini. Ma l’esigenza di risorse potrebbe rivelarsi una barriera insormontabile per un Comune in pre-dissesto. «Intanto siamo riusciti a non tagliare un euro dal fondo per le politiche sociali» ha detto l’assessore Diodati. Un miracolo, ma difficilmente quella somma basterà per rispettare gli impegni, ecco perché Ferrante non smetterà di lottare. Per i disabili veri quella di ieri è stata una giornata come le altre. «Si spera che le autorità intervengano. Per agevolarci basterebbe una legge per ridurre i dislivelli degli scivoli a 6 millimetri. Confidiamo nel Peba» hanno detto Giulia Sidoni, Pierluigi D’Angelo, Carmine Carlone e Gianluca Di Zio, al fianco di Ferrante.
di Paolo Vercesi
Fonte: Il Messaggero.it
20/01/2015