Carlo Francescutti è esperto di valutazione e classificazione internazionale delle disabilità ed è stato il rapporteur del gruppo di lavoro sul tema alla Conferenza nazionale di Bologna del luglio 2013: "Controlli inutili, bisogna riformare il sistema di verifica. Ma il governo si è dimenticato del Piano d’azione"
ROMA – Una nuova lotta ai falsi invalidi da un lato, il taglio delle indennità di accompagnamento dall’altro. Sono le due ipotesi proposte dal commissario straordinario Cottarelli che ha individuato le voci di spesa pubblica da tagliare. Due proposte che non piacciono affatto a Carlo Francescutti, esperto di valutazione e classificazione internazionale delle disabilità, dirigente all’Agenzia regionale della sanità della regione Friuli Venezia Giulia, membro dell’Osservatorio nazionale sulla disabilità e fra i partecipanti al gruppo di lavoro sul tema alla Conferenza nazionale di Bologna del luglio scorso.
Inutili i controlli straordinari. "E’ scoraggiante e deludente vedere riproposto un sistema di controlli straordinari che ha già ampiamente dimostrato la sua inutilità. Il paradosso è che i falsi invalidi sono stati certificati da commissioni medico legali: quelle stesse a cui poi affidiamo i piani di controllo. E’ forse il quinto governo che ritiene questa la via maestra per risolvere il problema delle risorse, ma credo ci siano le prove per dimostrare che questi controlli straordinari costano più della quota eventuale di risparmio. Peraltro – aggiunge Francescutti – i grandi casi di abuso vengono scoperti dalle Forze dell’ordine, non certo dalle commissioni. Questa stagione va chiusa, per lasciare il posto a un ripensamento generale del sistema di accertamento, sulla base di quanto indicato nel Piano d’azione presentato e condiviso alla Conferenza di Bologna. La revisione di questo sistema deve essere una priorità assoluta per un governo del cambiamento come vuole essere l’attuale".
Riforma del sistema di accertamento. Ma cosa c’è che non va nell’attuale sistema di accertamento? E come dovrebbe essere riformato? "Oggi – spiega Francescutti – le commissioni vedono le persone per circa 3 minuti: sono loro a generare il problema, che poi si cerca di risolvere con i controlli straordinari. Innanzitutto occorre quindi semplificare l’iter di verifica: oggi le persone con disabilità devono passare almeno per 4 o 5 livelli di valutazione, tutti con una caratterizzazione non clinica assistenziale ma medico-legale e amministrativa. Manca completamente l’idea di costruire un progetto, volto alla capacitazione della persona disabile, mentre si punta tutto sui trasferimenti monetari. Un pensiero povero, miope, che spende gran parte delle risorse in forme compensative e non progettuali". Il secondo pilastro dell’auspicata riforma del sistema di accertamento è quindi "la costruzione progettuale che dovrebbe essere alla base del sistema: questo passa anche per una ridefinizione dei livelli di responsabilità, dal nazionale (Inps, ndr) al regionale (Asl, ndr). Ovvio che debbano esistere regole generali, stabilite a livello centrale: ma le applicazioni devono poi avvenire in modo decentrato, a livello di servizi". Infine, occorre "superare il concetto puramente menomativo della disabilità: oggi vengono valutate e accertate solo le ‘menonmazioni’, mentre i livelli di bisogno non sono legati solamente a queste".
Gradazione in base al reddito. Anche per quanto riguarda infine l’eventualità di una gradazione dei benefici economici in base al reddito, Francescutti non nasconde il proprio scetticismo. "In sé, il principio della gradazione non è sbagliato, ma questo deve essere calato dentro un sistema di riforma, in cui siamo ben certi del modo in cui valutiamo. E poi la domanda fondamentale è: dove andrebbero le risorse che si ricaverebbero da questa gradazione? Se servissero a rinforzare i servizi ricevuti da persone che oggi ricevono risorse inadeguate ai bisogni, allora sarebbe accettabile". Non dimentichiamo infatti che, come esistono certamente abusi, allo steso modo e forse in misura anche maggiore esistono tanti che ricevono molto meno di ciò che spetterebbe loro di diritto, in termini di risorse e servizi. "In questo caso, però, pare che le risorse sarebbero drenate da un settore già povero, come è il welfare, per trasferirle su altri settori: così si cerca solo di risparmiare sulle spalle delle persone disabili. Questo è inaccettabile". In conclusione, "pare che il piano d’azione sulla disabilità sia completamente ignorato dal governo: si rischia quindi di compiere un grande passo indietro. E’ deludente e offensivo per la dignità delle persone con disabilità che questo tema sia derubricato come contrasto agli abusi: occorre aprire uno spazio di riflessione politico su tutto questo".
Fonte: Superabile.it
21/03/2014