Paralizzato riacquista l’uso della mano grazie a un chip nel cervello

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Sono tre le proposte depositate ultimamente al Parlamento: prevedono diverse tutele relative a previdenza, salute, lavoro e prepensionamento per tutti coloro che si prendono cura dei familiari invalidi al cento per cento che necessitano di assistenza globale e continua

ROMA – Il caregiver familiare potrebbe uscire dalla sua "invisibilità", ricevendo anche in Italia quel riconoscimento giuridico che in gran parte dei paesi europei ha già ottenuto da tempo. Lo dimostrano almeno tre iniziative recenti, che hanno visto il mondo della politica incontrare quello dell’associazionismo e dei familiari, mettendo all’ordine del giorno proprio la questione del "riconoscimento". Un percorso iniziato, possiamo dire, con l’approvazione al Senato di un ordine del giorno che "impegna il governo a valutare l’opportunità di adottare disegni di legge recanti norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare". Hanno votato a favore 231 senatori sui 236 presenti, 5 si sono astenuti. Segno che il tema sta iniziando a toccare le corde della politica, uscendo dalla sfera "privata" e familiare in cui finora era stato relegato.

E l’ordine del giorno pare che stia producendo il suo effetto, visto che, nel giro di una settimana, vengono presentate le due proposte di legge relative al riconoscimento del caregiver: la prima alla Camera, con il titolo "Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza familiare", primo firmatario Edoardo Patriarca, è stata presentata il 31 marzo scorso a Montecitorio, dall’associazione Anziani e non solo e Carer Emilia Romagna. Lo stesso testo è stato depositato al Senato, primo firmatario Ignazio Angioni.

La seconda proposta, depositata al Senato alla fine dello scorso anno, "Norme per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare", prima firmataria Laura Bignami, sarà presentata a Palazzo Madama domani mercoledì 6 aprile. Queste due proposte si aggiungono a un’altra, depositata alla Camera nel novembre scorso, "Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza", prima firmataria Vanna Iori. La definizione del caregiver familiare è pressoché comune alle tre proposte: si tratta di colui che si prende cura, volontariamente e gratuitamente, in modo costante e continuativo, di un familiare entro il secondo grado, invalido civile al 100 per 100, che necessiti di assistenza globale e continua. Ecco i punti principali delle tre proposte.

"Supporti" ai caregiver e "flessibilità" al lavoro. Il riconoscimento formale del caregiver familiare spetta alla regione, che stabilisce anche "le prestazioni, gli ausili, i contributi necessari e i supporti che i servizi socio-sanitari e sanitari si impegnano a fornire al fine di permettere al caregiver familiare di affrontare al meglio possibile difficoltà o urgenze e di svolgere le normali attività di assistenza e di cura in maniera appropriata e senza rischi per l’assistito e per se stessa". La proposta prevede anche "flessibilità e permessi lavorativi" per i caregiver familiari, come pure formazione e informazione rivolta agli stessi caregiver, insieme a "supporto psicologico", "soluzioni condivise nelle situazioni di emergenza personale o assistenziale segnalate dal caregiver familiare" e il "supporto di reti solidali" e gruppi di auto mutuo aiuto. Previsti anche "consulenze e contributi per l’adattamento dell’ambiente domestico della persona assistita" e domiciliarizzazoine delle visite specialistiche. L’articolo 5 è interamente dedicato al tema della "conciliazione tra attività lavorativa e attività di cura e di assistenza". Dal punto di vista economico, si propone "una detrazione fiscale o un credito d’imposta relativamente al 50 per cento delle spese sostenute dal caregiver familiare per la sua attività di cura e di assistenza, fino a un importo massimo di 1.000 euro annui". Per finire, sono previste azioni di sensibilizzazione e ricerche dedicate.

"Le quattro tutele". A distinguere la proposta di Bignami dalle altre è l’accento posto sulle tutele in quattro settori. Primo, previdenziale: è riconosciuta la "copertura di contributi figurativi, equiparati a quelli da lavoro domestico, a carico dello Stato per il periodo di lavoro di assistenza e cura effettivamente svolto in costanza di convivenza, a decorrere dal momento del riconoscimento di handicap grave del familiare assistito. Tali contributi si sommano a quelli eventualmente già versati per attività lavorative, al fine di consentire l’accesso al pensionamento anticipato al maturare dei trenta anni di contributi totali". Secondo, tutela della salute: "sono riconosciute le tutele previste per le malattie professionali ovvero per le tecnopatie riconosciute ai sensi delle tabelle allegate al testo unico delle disposizioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali". Terzo, tutela assicurativa: "è prevista la copertura assicurativa a carico dello Stato con rimborso delle spese sostenute per la vacanza assistenziale nei periodi di impossibilità di prestare il lavoro di cura da parte dello stesso caregiver familiare, durante i periodi di malattia o infermità certificati, a tutela del suo diritto alla salute". Quarto, tutela del lavoro e del reddito: "il caregiver familiare è equiparato ai soggetti beneficiari della legge 12 marzo 1999, n. 68, ai fini del riconoscimento del diritto al lavoro. Tale diritto deve essere garantito, su richiesta del lavoratore caregiver, anche utilizzando la modalità del telelavoro, con l’obbligo per il datore di lavoro di consentire il passaggio a mansioni che si prestino a tale modalità".

Il "prepensionamento". La proposta presentata da Vanna Iori, oltre a definire il ruolo, le funzioni e le attività del caregiver, prevede che "i servizi sociali e i servizi delle aziende sanitarie riconoscano la figura del caregiver familiare quale risorsa volontaria dei servizi locali di assistenza alla persona e assicurino il sostegno e l’affiancamento necessario per lo svolgimento dell’attività di assistenza e cura", fornendo anche "orientamento e informazioni sui criteri di accesso alle prestazioni sociali e sanitarie". Fondamentale l’accento posto sulla domiciliarità: "al fine di favorire la permanenza della persona cara assistita al proprio domicilio, il caregiver deve essere coinvolto in modo attivo nel percorso di valutazione, definizione e realizzazione del piano assistenziale individualizzato". Vengono poi previste e definite le "reti di supporto" al caregiver familiare, nonché gli interventi di sostegno da parte dei vari enti competenti: stato, regioni, comuni e Asl. Tra questi, il "pensionamento anticipato dei caregiver con particolare riguardo alle donne lavoratrici che sono impossibilitate a occuparsi di una persona cara non autosufficiente e a conciliare con tale attività le proprie esigenze lavorative".

Fonte: Superabile.it

05/04/2016