AOSTA. La cosa buffa è che sovente la gente ti fa sentire un privilegiato perché hai il posto auto più vicino. E spesso è libero». Aosta, ufficio postale di via Cesare Battisti, ore 13,30. Tutti i parcheggi nella zona sono occupati. Egidio Marchese, presidente dell’Associazione valdostana paraplegici, è costretto a lasciare la sua auto, adattata e personalizzata per la guida da parte di un disabile, in mezzo alla strada. L’alternativa è parcheggiarla sul marciapiedi, come di lì a poco faranno prima un’auto di servizio delle Poste, che ritira dall’ufficio alcuni pacchi, poi un utente che fa contante al Postamat: «Guarda, spesso la gente non ci pensa, ma io adesso farei molta fatica a passarci, in quello spazio» dice Marchese, indicando il muso dell’utilitaria che invade gran parte della banchina riservata ai pedoni. Che passano numerosi, evitandola: ma una carrozzina è troppo larga.
La vita quotidiana di un disabile si scontra ancora troppo spesso con barriere architettoniche non scavalcabili e con l’abitudine delle persone. Poco più in là, lungo via Monte Vodice, il marciapiedi lungo l’ex caserma Mottino è stato appena rifatto, ma la sua larghezza è di meno di mezzo metro: una carrozzina non può passarci. «Situazioni come queste ci condizionano molto – spiega Marchese -. Un disabile deve scegliere dove andare in base ai quartieri più o meno accessibili della città. Le Poste di via Battisti sono un esempio: in zona non c’è uno stallo per i disabili e bisogna fare centinaia di metri per trovarne uno».
Un’altra area critica è il centro storico: «La via centrale è il problema più grande – afferma Marchese – perché i negozi spesso non sono al piano della strada, ci sono gradini a salire o a scendere che per noi disabili in carrozzina sono insormontabili. Per noi è un diritto entrare dappertutto, in autonomia. Capisco i vincoli delle Belle arti, ma una volta risolto un problema per l’abbattimento o lo scavalcamento delle barriere architettoniche, è risolto per sempre. È oneroso, ma è una sensibilità, oltre che un obbligo. Anzi, spesso ai nuovi esercizi pubblici sono rilasciate licenze solo con l’accessibilità ai disabili, ma le rampe previste sono mobili e capita che siano tenute nel ripostiglio».
La situazione, nel tempo, è migliorata. «Abbiamo scelto sempre la via del dialogo con le pubbliche amministrazioni e nel tempo molti lavori sono stati fatti – dice il presidente dell’Avp -, dagli scivoli per i marciapiedi allo spostamento di alcuni pali. Per noi poter vivere in autonomia è vivere la normalità, ed è quello che spesso non pensa chi realizza qualche nuova opera. Speriamo che con la crisi non siano tagliati questi fondi, a volte bastano opere mirate, anche di piccole dimensioni». Le ultime barriere architettoniche, in ordine di tempo, sono quelle per gli automobilisti. «Oggi i distributori di carburante hanno il pagamento self service – aggiunge Marchese – ma capita che un bordino o un gradino non ti permettano di avvicinare abbastanza l’auto alla macchinetta automatica. Molti disabili riescono a fare benzina da soli, ma quando si tratta di pagare devono chiedere aiuto. E non sempre l’aiuto si trova. La stessa cosa capita agli sportelli bancomat: non tutte le banche hanno quelli più bassi, accessibili alle persone in carrozzina».
Poi, ci si scontra ogni giorno con gli sbadati: «Capita di trovare il parcheggio per i disabili occupato – conclude Marchese -. In quel caso, chiami i vigili o i carabinieri. È peggio quando qualcuno parcheggia sulla zebratura, e tu non hai lo spazio per risalire sulla tua stessa macchina e andare via. Finché capita in una bella giornata, aspetti e speri. Se invece piove o nevica…».
Fonte: La Stampa.it
05/03/2014